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UNA RETE DI MOVIMENTI: PIU’ VIVIBILITA’, MENO CONSUMO DEL TERRITORIO

Mario Agostinelli
Chi considera partecipazione dal basso e democrazia diffusa fattori irrinunciabili per ripartire dopo la debacle di Aprile, guarda con diffidenza al sequestro da parte dei partiti della sinistra di un dibattito che non può disgiungersi dal quotidiano, dai limiti ma anche dalle novità delle lotte territoriali, dalla determinazione con cui centrodestra e Confindustria vanno all’attacco dei diritti civili e sociali. E’ come se uno straordinario patrimonio di comunità, di culture, di autonomia antiliberista dispiegata nei territori, venisse temporaneamente dismesso, almeno fino a quando congressi preclusi all’esterno sanciscano nuovi confini e ristabiliscano identità, liberandoci dal dubbio e dalla reversibilità della sperimentazione. Accettare una logica dei due tempi renderebbe afona quella società di cui si dovrebbero rappresentare bisogni e aspirazioni.
Partendo dalla realtà di centinaia di iniziative insediate nei territori della Lombardia e dalla opportunità di far entrare nella dialettica della politica nazionale esperienze locali, si è innescata una ricerca di legami, di comunicazione e di ascolto tra centinaia di nodi, che ha messo in luce la possibilità di ordinare un livello di sintesi regionale per organizzare l’opposizione e avanzare con più efficacia proposte alternative. L’esperienza toscana e quella piemontese già in atto verranno portate al confronto, con l’obiettivo di creare sinergia tra le reti regionali.
Il convegno di Bergamo parte dalla constatazione che siamo in presenza di una situazione di degrado e di crisi ambientale che non è solo conseguenza dell’alta densità degli insediamenti produttivi e residenziali, o di modelli di consumo e di trasporto individuali. Questa situazione è il frutto di una politica orientata all’abbandono di strumenti di programmazione e di governo del territorio, che privilegia l’interesse privato rispetto all’interesse pubblico. L’idea di crescita senza limiti e il rilancio della Lombardia come “territorio della competizione e del consumo” tramite lo sfruttamento dei fattori del territorio – ambiente, risorse naturali, beni comuni, servizi – porta al collasso. Questo è il rischio cui è esposto, in definitiva, il progetto di Expo 2015 presentato come un progetto che mette al centro i temi agroalimentari e energetici, ma che può diventare il paravento dietro cui nascondere una nuova ondata di speculazioni immobiliari, cementificazioni, realizzazioni di grandi opere, autostrade.
I comitati territoriali si confronteranno il 14 giugno a Bergamo. Ridurre e recuperare rifiuti, fermare la cementificazione e le grandi opere speculative, affermare il diritto alla mobilità nei termini di un rilancio delle diverse forme di trasporto pubblico e collettivo, approntare una politica energetica fondata sul risparmio e le fonti rinnovabili, attuare una politica di risanamento territoriale, di conservazione e riuso urbano e di difesa dei beni comuni, contrastare i cambiamenti climatici: questa l’agenda di un incontro a cui invitiamo a partecipare.