REPOSITORY

Acqua, ODG, Interrogazioni

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120

(Seduta del 28/07/2006
ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120).

Abbiamo cercato, per dare forza all’illustrazione di questo ordine del giorno, che dopo quello della separazione gestione-erogazione è a nostro giudizio il più delicato e importante, di introdurre un segno che riguarda il tema di cui parliamo e che ha una tale attrattiva e una tale profondità da meritare attenzione.
Voi sapete che tutte le culture in genere fanno ritornare gli uomini alla terra: si muore e si viene sepolti.
Questo non avviene nelle grandi culture che vivono vicino all’acqua.
In Amazzonia, per esempio, la rugiada è interpretata così: sono i morti che ritornano all’acqua; si seppellisce la gente dentro l’acqua e si coglie fino in fondo questa straordinaria specificità, cioè come l’acqua sia in grado di rigenerarsi e rigenerare continuamente e faccia parte di noi, al punto che in queste culture viene ritenuto un insopportabile vulnus, nella cultura dell’occidente si direbbe un peccato, trascurare e sprecare l’acqua.
Queste culture non capirebbero che noi qui, su indicazione della maggioranza, siamo a gestire l’acqua con tre modalità molto prosaiche: o la gestiamo attraverso una gara verso società di capitali, e cioè sostanzialmente la privatizziamo; o la gestiamo con società miste il cui socio privato sia stato scelto con gara, oppure la gestiamo in house, e cioè con soggetti totalmente pubblici. E che la Regione Lombardia fa di tutto perché gli Enti Locali  non gestiscano in proprio il servizio idrico integrato .
La gestione in house ha una regolamentazione molto rigida, che è controllata con estrema precisione dalla Comunità Europea ed è consentita solo se il servizio viene parificato , da tutti i punti di vista, ai servizi che normalmente eroga il Comune (come l’anagrafe, etc). La società in house è a tutti gli effetti un’appendice del Comune, e cioè è una primaria responsabilità degli amministratori che sono amministratori dei beni comuni.
A noi interessa molto investire sull’acqua e sulle potenzialità (e sul ruolo) dei Comuni e degli amministratori locali e quindi la società in house ha una serissima attrattiva. Inoltre, in un mondo globalizzato e con una concorrenza così estrema, una società in house va fatta evolvere; non si può resistere con una società in house in un Comune piccolo all’invadenza delle grandi società. Quindi oggi noi dovremmo pensare di assicurare la diffusione di questa modalità, per poi un domani aggregare questi servizi in house e renderli davvero attrattivi, anche per la loro capacità tecnica e politica di affrontare dimensioni adeguate a reggere la concorrenza di possenti interessi privatistici e commerciali.
Da questo punto di vista a noi interessa – l’ho detto più volte – che la Regione Lombardia lasci queste tre disponibilità su un piano di parità alla scelta responsabile degli Enti Locali. Questo, invece, dalla Giunta non viene fatto nemmeno quando assiste i Comuni, perché Finlombarda interviene gratis a fare consulenza soltanto se si esclude l’ “in house”. La cosa, secondo noi e secondo la CGIL, che ha fatto ricorso, è addirittura illegale e non sostenibile per la concorrenza sul piano europeo.
In effetti le modifiche che sono state introdotte dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi sono persecutorie e preclusive nei confronti di questo terzo criterio, e cioè l’ in house non è addirittura ammesso nel caso dell’erogazione. Non c’è ragione a tutto ciò se non quella di una forte avversione e di un accanimento politico verso una posizione politica che ormai è sostenuta con forza dallo stesso Governo nazionale.
È per questo che noi chiediamo che le normative nazionali in materia di servizi idrici siano  accolte e contemperate nella definizione del nuovo decreto che noi stiamo discutendo per l’approvazione. Se così non fosse spingeremo perché il Governo impegni la legge Regionale modificata dagli emendamenti dell’Assessore Buscemi.

Generale, Interventi Consiglio, ODG, Interrogazioni

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120

Abbiamo cercato, per dare forza all’illustrazione di questo ordine del giorno, che dopo quello della separazione gestione-erogazione è a nostro giudizio il più delicato e importante, di introdurre un segno che riguarda il tema di cui parliamo e che ha una tale attrattiva e una tale profondità da meritare attenzione.
Voi sapete che tutte le culture in genere fanno ritornare gli uomini alla terra: si muore e si viene sepolti.
Questo non avviene nelle grandi culture che vivono vicino all’acqua.
In Amazzonia, per esempio, la rugiada è interpretata così: sono i morti che ritornano all’acqua; si seppellisce la gente dentro l’acqua e si coglie fino in fondo questa straordinaria specificità, cioè come l’acqua sia in grado di rigenerarsi e rigenerare continuamente e faccia parte di noi, al punto che in queste culture viene ritenuto un insopportabile vulnus, nella cultura dell’occidente si direbbe un peccato, trascurare e sprecare l’acqua.
Queste culture non capirebbero che noi qui, su indicazione della maggioranza, siamo a gestire l’acqua con tre modalità molto prosaiche: o la gestiamo attraverso una gara verso società di capitali, e cioè sostanzialmente la privatizziamo; o la gestiamo con società miste il cui socio privato sia stato scelto con gara, oppure la gestiamo in house, e cioè con soggetti totalmente pubblici. E che la Regione Lombardia fa di tutto perché gli Enti Locali  non gestiscano in proprio il servizio idrico integrato .
La gestione in house ha una regolamentazione molto rigida, che è controllata con estrema precisione dalla Comunità Europea ed è consentita solo se il servizio viene parificato , da tutti i punti di vista, ai servizi che normalmente eroga il Comune (come l’anagrafe, etc). La società in house è a tutti gli effetti un’appendice del Comune, e cioè è una primaria responsabilità degli amministratori che sono amministratori dei beni comuni.
A noi interessa molto investire sull’acqua e sulle potenzialità (e sul ruolo) dei Comuni e degli amministratori locali e quindi la società in house ha una serissima attrattiva. Inoltre, in un mondo globalizzato e con una concorrenza così estrema, una società in house va fatta evolvere; non si può resistere con una società in house in un Comune piccolo all’invadenza delle grandi società. Quindi oggi noi dovremmo pensare di assicurare la diffusione di questa modalità, per poi un domani aggregare questi servizi in house e renderli davvero attrattivi, anche per la loro capacità tecnica e politica di affrontare dimensioni adeguate a reggere la concorrenza di possenti interessi privatistici e commerciali.
Da questo punto di vista a noi interessa – l’ho detto più volte – che la Regione Lombardia lasci queste tre disponibilità su un piano di parità alla scelta responsabile degli Enti Locali. Questo, invece, dalla Giunta non viene fatto nemmeno quando assiste i Comuni, perché Finlombarda interviene gratis a fare consulenza soltanto se si esclude l’ “in house”. La cosa, secondo noi e secondo la CGIL, che ha fatto ricorso, è addirittura illegale e non sostenibile per la concorrenza sul piano europeo.
In effetti le modifiche che sono state introdotte dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi sono persecutorie e preclusive nei confronti di questo terzo criterio, e cioè l’ in house non è addirittura ammesso nel caso dell’erogazione. Non c’è ragione a tutto ciò se non quella di una forte avversione e di un accanimento politico verso una posizione politica che ormai è sostenuta con forza dallo stesso Governo nazionale.
È per questo che noi chiediamo che le normative nazionali in materia di servizi idrici siano  accolte e contemperate nella definizione del nuovo decreto che noi stiamo discutendo per l’approvazione. Se così non fosse spingeremo perché il Governo impegni la legge Regionale modificata dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi

Acqua, ODG, Interrogazioni

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120)

(Seduta del 28/07/2006
ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120).

Abbiamo cercato, per dare forza all’illustrazione di questo ordine del giorno, che dopo quello della separazione gestione-erogazione è a nostro giudizio il più delicato e importante, di introdurre un segno che riguarda il tema di cui parliamo e che ha una tale attrattiva e una tale profondità da meritare attenzione.
Voi sapete che tutte le culture in genere fanno ritornare gli uomini alla terra: si muore e si viene sepolti.
Questo non avviene nelle grandi culture che vivono vicino all’acqua.
In Amazzonia, per esempio, la rugiada è interpretata così: sono i morti che ritornano all’acqua; si seppellisce la gente dentro l’acqua e si coglie fino in fondo questa straordinaria specificità, cioè come l’acqua sia in grado di rigenerarsi e rigenerare continuamente e faccia parte di noi, al punto che in queste culture viene ritenuto un insopportabile vulnus, nella cultura dell’occidente si direbbe un peccato, trascurare e sprecare l’acqua.
Queste culture non capirebbero che noi qui, su indicazione della maggioranza, siamo a gestire l’acqua con tre modalità molto prosaiche: o la gestiamo attraverso una gara verso società di capitali, e cioè sostanzialmente la privatizziamo; o la gestiamo con società miste il cui socio privato sia stato scelto con gara, oppure la gestiamo in house, e cioè con soggetti totalmente pubblici. E che la Regione Lombardia fa di tutto perché gli Enti Locali  non gestiscano in proprio il servizio idrico integrato .
La gestione in house ha una regolamentazione molto rigida, che è controllata con estrema precisione dalla Comunità Europea ed è consentita solo se il servizio viene parificato , da tutti i punti di vista, ai servizi che normalmente eroga il Comune (come l’anagrafe, etc). La società in house è a tutti gli effetti un’appendice del Comune, e cioè è una primaria responsabilità degli amministratori che sono amministratori dei beni comuni.
A noi interessa molto investire sull’acqua e sulle potenzialità (e sul ruolo) dei Comuni e degli amministratori locali e quindi la società in house ha una serissima attrattiva. Inoltre, in un mondo globalizzato e con una concorrenza così estrema, una società in house va fatta evolvere; non si può resistere con una società in house in un Comune piccolo all’invadenza delle grandi società. Quindi oggi noi dovremmo pensare di assicurare la diffusione di questa modalità, per poi un domani aggregare questi servizi in house e renderli davvero attrattivi, anche per la loro capacità tecnica e politica di affrontare dimensioni adeguate a reggere la concorrenza di possenti interessi privatistici e commerciali.
Da questo punto di vista a noi interessa – l’ho detto più volte – che la Regione Lombardia lasci queste tre disponibilità su un piano di parità alla scelta responsabile degli Enti Locali. Questo, invece, dalla Giunta non viene fatto nemmeno quando assiste i Comuni, perché Finlombarda interviene gratis a fare consulenza soltanto se si esclude l’ “in house”. La cosa, secondo noi e secondo la CGIL, che ha fatto ricorso, è addirittura illegale e non sostenibile per la concorrenza sul piano europeo.
In effetti le modifiche che sono state introdotte dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi sono persecutorie e preclusive nei confronti di questo terzo criterio, e cioè l’ in house non è addirittura ammesso nel caso dell’erogazione. Non c’è ragione a tutto ciò se non quella di una forte avversione e di un accanimento politico verso una posizione politica che ormai è sostenuta con forza dallo stesso Governo nazionale.
È per questo che noi chiediamo che le normative nazionali in materia di servizi idrici siano  accolte e contemperate nella definizione del nuovo decreto che noi stiamo discutendo per l’approvazione. Se così non fosse spingeremo perché il Governo impegni la legge Regionale modificata dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi

Acqua, Interventi Consiglio, ODG, Interrogazioni

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120

ODG n. 507, in data 27 luglio 2006, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo e Muhlbauer, concernente il recepimento delle novità normative in materia di servizi idrici, relativo al progetto di legge n. 120

Abbiamo cercato, per dare forza all’illustrazione di questo ordine del giorno, che dopo quello della separazione gestione-erogazione è a nostro giudizio il più delicato e importante, di introdurre un segno che riguarda il tema di cui parliamo e che ha una tale attrattiva e una tale profondità da meritare attenzione.

Voi sapete che tutte le culture in genere fanno ritornare gli uomini alla terra: si muore e si viene sepolti.

Questo non avviene nelle grandi culture che vivono vicino all’acqua.

In Amazzonia, per esempio, la rugiada è interpretata così: sono i morti che ritornano all’acqua; si seppellisce la gente dentro l’acqua e si coglie fino in fondo questa straordinaria specificità, cioè come l’acqua sia in grado di rigenerarsi e rigenerare continuamente e faccia parte di noi, al punto che in queste culture viene ritenuto un insopportabile vulnus, nella cultura dell’occidente si direbbe un peccato, trascurare e sprecare l’acqua.

Queste culture non capirebbero che noi qui, su indicazione della maggioranza, siamo a gestire l’acqua con tre modalità molto prosaiche: o la gestiamo attraverso una gara verso società di capitali, e cioè sostanzialmente la privatizziamo; o la gestiamo con società miste il cui socio privato sia stato scelto con gara, oppure la gestiamo in house, e cioè con soggetti totalmente pubblici. E che la Regione Lombardia fa di tutto perché gli Enti Locali non gestiscano in proprio il servizio idrico integrato .

La gestione in house ha una regolamentazione molto rigida, che è controllata con estrema precisione dalla Comunità Europea ed è consentita solo se il servizio viene parificato , da tutti i punti di vista, ai servizi che normalmente eroga il Comune (come l’anagrafe, etc). La società in house è a tutti gli effetti un’appendice del Comune, e cioè è una primaria responsabilità degli amministratori che sono amministratori dei beni comuni.

A noi interessa molto investire sull’acqua e sulle potenzialità (e sul ruolo) dei Comuni e degli amministratori locali e quindi la società in house ha una serissima attrattiva. Inoltre, in un mondo globalizzato e con una concorrenza così estrema, una società in house va fatta evolvere; non si può resistere con una società in house in un Comune piccolo all’invadenza delle grandi società. Quindi oggi noi dovremmo pensare di assicurare la diffusione di questa modalità, per poi un domani aggregare questi servizi in house e renderli davvero attrattivi, anche per la loro capacità tecnica e politica di affrontare dimensioni adeguate a reggere la concorrenza di possenti interessi privatistici e commerciali.

Da questo punto di vista a noi interessa – l’ho detto più volte – che la Regione Lombardia lasci queste tre disponibilità su un piano di parità alla scelta responsabile degli Enti Locali. Questo, invece, dalla Giunta non viene fatto nemmeno quando assiste i Comuni, perché Finlombarda interviene gratis a fare consulenza soltanto se si esclude l’ “in house”. La cosa, secondo noi e secondo la CGIL, che ha fatto ricorso, è addirittura illegale e non sostenibile per la concorrenza sul piano europeo.

In effetti le modifiche che sono state introdotte dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi sono persecutorie e preclusive nei confronti di questo terzo criterio, e cioè l’ in house non è addirittura ammesso nel caso dell’erogazione. Non c’è ragione a tutto ciò se non quella di una forte avversione e di un accanimento politico verso una posizione politica che ormai è sostenuta con forza dallo stesso Governo nazionale.

È per questo che noi chiediamo che le normative nazionali in materia di servizi idrici siano accolte e contemperate nella definizione del nuovo decreto che noi stiamo discutendo per l’approvazione. Se così non fosse spingeremo perché il Governo impegni la legge Regionale modificata dagli emendamenti dell’ Assessore Buscemi