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Elezioni: votare S.A. per bloccare l’inciucio

Se, dopo le elezioni, Formigoni calerà a Roma da ministro, lo farà con l’intenzione di estendere a livello nazionale un sistema di interessi che ha creato disuguaglianze in Lombardia, saccheggiato il territorio, portato al mercato i diritti costituzionali rinsaldati dalle lotte del mondo del lavoro. Questo sistema costruito con il beneplacito della Lega, ha trovato sul campo consenso e convergenze nel PD del Nord, che ha anticipato qui lo scenario nazionale della “grande coalizione” Veltroni-Berlusconi, all’orizzonte se la Sinistra Arcobaleno perde elezioni.

C’è una ragione decisiva per la mobilitazione di tutto il corpo militante diffuso, in particolare di Rifondazione Comunista, da qui al 14 Aprile: chiarire che il fallimento della costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra corrisponderebbe al via libera ad una modifica su scala nazionale, dopo che in Lombardia già fatto le prove, del quadro costituzionale da cui dipende la condizione di vita di milioni di lavoratori e. Nella nostra regione infatti, un federalismo secessionista, il sostegno ad un modello che consuma più di quanto produce e che crea ricchezza non redistribuita dando fondo al patrimonio di conquiste sociali e di beni comuni e naturali ereditato, non solo non è stato contrastato dagli ex DS e dall’ex Margherita, ma è stato all’origine della rottura dell’Unione, assai prima della caduta di Prodi. Solo RC, Verdi, PdCI e SD, creando tra di loro un tessuto unitario irreversibile, hanno contrastato il disegno formigoniano con nettezza, lavorando sul territorio, legandosi ai movimenti come quello sull’acqua, sui parchi, sulla scuola pubblica e sulla casa, sulle grandi opere e portando in Consiglio Regionale una battaglia limpida, fino alla presa di distanza da uno Statuto “bipartisan” che avalla un quadro di principi istituzionali incoerenti con la Costituzione Italiana.

E’ evidente che Formigoni spera di trarre beneficio dalle prove di convergenza effettuate in questo ultimo anno anche quando lo affiancheranno nelle “aborrite” stanze romane, oltre al fido Lupi, l’attuale assessore all’assistenza Abelli e addiritturaVignali, il presidente della Compagnia delle Opere. E che il PD non abbia rinunciato ad un disegno nazionale è confermato dall’incredibile visita di Veltroni e del segretario lombardo Martina allo staff della Compagnia proprio nei giorni del suo tour in pullmann a Pavia.

La Lombardia ha sempre avuto un ruolo strategico sottovalutato dalla classe dirigente politica nazionale. L’ha avuto con l’affossamento dell’etica politica di Craxi, con le pulsioni distruttive e secessioniste di Bossi, con il populismo aziendalista e liberista di Berlusconi: ora potrebbe venire il momento del comunitarismo antistatale e confessionale di Formigoni.

Dalla Lombardia nasce la responsabilità di noi tutti di richiamare alla Sinistra Arcobaleno la questione sociale del Nord, che ha connotati operai e di genere, che erode il tessuto laico e pubblico delle istituzioni e che, soprattutto, altri possono brandire e declinare in modo moderato e interclassista, eliminando il conflitto come motore della democrazia e della partecipazione. La nostra campagna elettorale ha quindi una straordinaria valenza nazionale.