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EMERGENZA ACQUA AL FORUM DI ISTANBUL: AFFARI PRIVATI O BENE COMUNE?

Entro il 2030, a causa dei cambiamenti climatici ma anche della rapida crescita demografica, quasi la meta’ della popolazione del pianeta vivrà in regioni ad alto stress idrico, tra cui, in particolare, l’Africa che conterà fra i 75 e 250 milioni di abitanti sottoposti ad emergenza.
Più di un miliardo e 200 milioni di persone non hanno accesso sufficiente alle fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici.
È con questi scenari e queste cifre che, organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, si è aperto a Istanbul il quinto Forum Mondiale sull’Acqua, un grande evento che ha l’obiettivo di inserire la crisi idrica mondiale nell’agenda internazionale.
Il Forum, che ha cadenza triennale, riunisce esponenti di tutti i settori: oltre a 3.000 organizzazioni e circa 20.000 esperti prenderanno parte una ventina di capi di Stato e circa 180 ministri dell’ambiente da altrettanti Paesi del mondo.
Anche il Consiglio Regionale della Lombardia ha inviato una delegazione di cui faccio parte dandomi l’opportunità di una cronaca in diretta.
Ma, sempre a Istanbul – in parallelo al Forum ”ufficiale” – si tiene il Forum Alternativo, promosso dai numerosi movimenti mondiali che non riconoscono la legittimita’ del Consiglio Mondiale dell’Acqua (che essi denunciano come un think-tank privato strettamente legato alla Banca Mondiale, alle multinazionali dell’acqua e alle politiche dei governi piu’ potenti del mondo) e invocano l’ONU come unico organismo legittimato a guidare le politiche mondiali dell’acqua.
Le associazioni del Forum Alternativo lottano – come è detto in un loro comunicato – ”contro la privatizzazione dell’acqua e a favore di una gestione pubblica, partecipata e democratica della risorsa idrica intesa come un diritto inalienabile dell’uomo, anche se non ancora riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dell’Onu”.
In particolare i partecipanti al Forum Alternativo sono fortemente contrari alla costruzione di altre dighe, come avviene da anni in Turchia, che ritengono dannose per il loro impatto sulle popolazioni e sull’ambiente. Proprio il Consiglio della Lombardia ha recentemente preso posizione a favore del diritto all’acqua dei Curdi, minacciati dalla costruzione di uno sbarramento sul Tigri a Asankeyef.
Nel corso del Forum Alternativo si svolgeranno seminari e incontri sui temi delle conseguenze della privatizzazione dell’acqua e sugli esempi positivi di gestioni pubbliche e partecipate. Si svolgera’ inoltre un’udienza pubblica del Tribunale dell’Acqua su quattro casi di conflitti correlati all’acqua e verra’ promossa una ”giornata internazionale” per concordare le strategie con i governi e gli enti locali che partecipano al Forum ufficiale, favorevoli al riconoscimento del diritto all’acqua.
Il Forum Alternativo è stato preparato da una ‘Carovana per l’acqua’ promossa da CeVi (Centro di Volontariato internazionale) e Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua che ha attraversatola regione di Diyarbakir per testimoniare l’appoggio alle lotte contro la privatizzazione dell’acqua e a favore di una gestione pubblica, partecipata e democratica della risorsa idrica.
Ho potuto intervistare, appena giunto a Istanbul, Emilio Molinari, presidente del contratto mondiale per l’acqua.
Ecco le sue valutazioni:
“Sono stati molti i Forum internazionali, a partire dalla Conferenza di Rio de Janeiro dove l’acqua è stata riconosciuta come un bene comune, che negli anni hanno affrontato il tema, ma mai da un punto di vista politico, ovvero sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al centro di ogni vertice internazionale, come sta avvenendo anche per il Forum di Istanbul, ci sono sempre state le multinazionali con i loro interessi e si è sempre fatta confusione tra pubblico e privato nella gestione dell’acqua, puntando alla mercificazione di quello che in realtà è un bene comune. Non si otterrà alcuna soluzione – ha aggiunto Molinari – fino a quando non si riporterà la discussione verso una dimensione politica con il coinvolgimento dell’Onu. È stato stabilito che ogni uomo per vivere abbia bisogno di 40 litri d’acqua al giorno: va garantito questo diritto.
Possiamo anche ragionare sulle modalità di accesso all’acqua e sui costi, ma con questi pretesti non si deve mercificare un bene che appartiene a tutti. È significativo ad esempio che a Parigi, in Francia, uno dei Paesi con le più grandi multinazionali dell’acqua, il Sindaco abbia deciso di ripubblicizzare la gestione dell’acqua. Ed è importante il risultato della Lombardia, dove 144 sindaci sostenuti dalla sinistra in Consiglio regionale hanno ottenuto l’abolizione dell’obbligo di gara privata per la erogazione del servizio idrico.
Purtroppo però in Italia il Governo Berlusconi ha deliberato la privatizzazione dell’acqua entro il 2010 e a noi spetta di ricostruire urgentemente e rafforzare definitivamente una coscienza popolare a difesa dei beni comuni”.