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Africa, energia, clima

Africa, energia, clima

Mario Agostinelli

L’Africa ospita nei prossimi mesi due grandi iniziative rilevanti per il suo futuro e per quello del pianeta: Cop 12 sul clima e il Forum Mondiale di Nairobi. In esse il “Contratto mondiale per l’energia e il clima” affiancherà quello per l’acqua per un ambizioso rilancio del governo mondiale dei beni comuni.

Un continente vittima del colonialismo e tenuto ai margini dello sviluppo  prende finalmente la parola  a denuncia dell’ingiustizia sociale, esprimendosi nel contempo in alternativa alla crescita capitalista che distrugge l’ambiente naturale.

I due appuntamenti sono vissuti con intensa aspettativa dalla società civile, dai movimenti, dal mondo della cultura, impegnati a assicurare contenuto popolare e partecipazione  alle agende e agli appuntamenti stilati dagli organizzatori.

La prova di Cop 12 e dell’evento di Nairobi si è fatta a a Gennaio al Forum di Bamako, straordinaria esperienza  di presa di coscienza del continente dimenticato, attraverso le sue donne, i suoi  leader più popolari e il risveglio di una società divelta dal dramma dell’emigrazione dei suoi giovani migliori.

Qui l’effetto serra e le conseguenze sul clima sono vissute in modo capovolto rispetto al nostro mondo: l’input energetico per la vita degli abitanti è bassissimo e ne rivela la povertà, ma la desertificazione e lo sconvolgimento climatico dovuto ai consumi dei ricchi si abbattono di giorno in giorno di più proprio laddove già dominano la povertà, la fame e le malattie.

Le grandi città invase da traffico e da rifiuti suggeriscono una alternativa al modello del Nord, che punti al risparmio contro lo spreco.  In effetti, tutta la cultura tradizionale e la contiguità col mondo naturale, interpretata come un valore necessario alla sopravvivenza, rendono qui auspicabile il cambiamento, non tanto tecnologico, quanto politico, sociale e organizzativo del modello di produzione e consumo dei paesi ricchi. Così sembra formarsi con originalità la via africana alle energie rinnovabili, per un benessere parco che valorizzi i modi di vivere delle comunità. Un intero continente prova già nelle sperimentazioni più avanzate, che ho potuto constatare numerose, a sviluppare l’energia solare nelle sue varie declinazioni, dal fotovoltaico alle eliocucine, al raffrescamento, per rispondere a bisogni primari. Come l’igiene; come le attività domestiche, dove occorre acqua e legna da ardere, di cui c’è penuria e che comporta grandi fatiche e perdita di tempo per centinaia di milioni di donne e bambine; come i servizi essenziali di quartiere o dei villaggi. Ma non solo: con cabine a energia solare e batterie si può portare internet nei villaggi senza bisogno di costruire costose e onerose infrastrutture; ovvero, allacciare i villaggi al mondo senza bisogno di una spina e di quel che le sta dietro- navi cisterna, centrali inquinanti, enormi reti di trasporto dei fossili, tralicci per l’elettricità. La fonte solare, vista come grande possibilità di approvvigionamento energetico decentrato e democratico (svincolato anche dagli intermediari ex colonizzatori come le grandi multinazionali), perfettamente integrabile nel territorio e controllabile dalla comunità è la chiave di una svolta a cui si dedica la rete africana del Contratto energia, in crescita nei territori, nelle Università, nelle adesioni dei movimenti. Si tratta di una grande partita aperta per il mondo di domani, a cui l’Africa intende contribuire con un suo protagonismo che verrà già alla luce nei due prossimi appuntamenti .