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ODG, Interrogazioni

Arg. n. 5 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0042: “Piano cave della Provincia di Milano – Settori merceologici della sabbia – ghiaia e dell’argilla”

Arg. n. 5 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0042:

“Piano cave della Provincia di Milano – Settori merceologici della sabbia – ghiaia e dell’argilla”

Abbinato a:

Ordine del giorno 292, in data 16 maggio 2006, a firma del Consigliere Rossoni, relativo alla ricollocazione dell’ATE G35 nel Comune di Paullo).

Piano Cave

AGOSTINELLI Mario

Anche noi abbiamo apprezzato il lavoro in Commissione, abbastanza articolato; d’altra parte il lungo lasso di tempo per arrivare a questa approvazione lo consentiva, quindi il difetto in buona parte è stato messo anche a frutto. Ne è uscito un piano che, naturalmente, non solo non ci soddisfa, ma ha tuttora delle pecche gravi, che riusciamo a circoscrivere se imponiamo un metodo diverso di lavoro che valga per il futuro.

Anche RC vuole dedicare l’inizio di questo intervento non solo alla presa di distanza dalle conclusioni della maggioranza, ma anhe al possibile miglioramento del lavoro el Consiglio su  uno degli aspetti più rilevanti dello sfruttamento e dell’uso del territorio. Noi ci siamo resi conto che si procede, sul piano cave, sostanzialmente per addizione. Cioè, una volta consegnato e vagliato attraverso gli Enti inferiori un piano provinciale, la Regione, attraverso una serie di aggiunte conseguenti a pressioni di lobbies di interessi spesso di natura privata, aggiunge delle quantità di metri cubi al piano originario. Queste quantità, oltre a creae gravi problemi ambentali, rendono il piano regionale sicuramente non omogeneo, spezzano l’unitarietà che viene ricercata per quanto possibile dalle Province, comportano delle rilevantissime ripercussioni negative sui singoli Comuni. Ce ne stiamo accorgendo adesso, ad esempio, per il piano cave di Sondrio dove mi sembra che il vulnu al paesaggio sia assolutamente a imuvere e dove la ricchezza di pochi potrebbe attentare al bene comune di tutti. Però porio a Sondrio prendiamo le misure, mettiamo a frutto un metodo nuovo, cerchiamo di fare e di prendere un atteggiamento preventivo rispetto all’assetto complessivo del territorio e non di acquisire pareri soltanto sulle singole richieste che ci vengono avanzate. Tornando al piano cave  Milano, sostanzialmente l’aumento del 20% da solo ci obbliga, nonostante quanto ha detto Maullu prima, alla richesta di un contenimento successivo, a dare un giudizio negativo.Tuttavia rimangono due questioni a nostro giudizio estremamente rilevanti. Anche noi abbiamo accolto con soddisfazione la soluzione per Caponago e abbiamo la certezza che, anche per il lavoro svolto da Rifondazione Comunista, per Barlassina venga accolta la richiesta che il Comune e l’insieme delle forze politiche hanno avanzato: li annotiamo come fatti positivi. Rimane per noi estremamente ambigua sia la soluzione che si vorrebbe adottare per Paullo che la fase di transizione che si apre a seguito di essa. Io chiedo espressamente al Consigliere Rossoni di ritirare qualsiasi emendamento al piano su Paullo e di lasciare che il piano cave di Milano venga approvato senza l’ATE di Paullo. Se non ci fosse questo atto, il mantenimento dei nostri emendamenti – io ne ho firmati, credo, 46 – avrebbe un senso preciso: quello cioè di prendere ancor più le distanze dalla conclusione del lavoro in Commissione. Io credo che la trasformazione da parte di Rossoni dell’emendamento su Paullo in un ordine del giorno,che impegna comunque la Giunta a tornare in Consiglio per qualsiasi variante obbligatoriamente riduttiva,  potrebbe essere la strada o la soluzione per affrontare questo passaggio. In conclusione, a partire da un giudizio di voto negativo rimane – ripeto – anche un apprezzamento per gli spazi che si sono aperti, ma che, soprattutto, si verranno ad aprire per i futuri piani cave da esaminare e una riflessione positiva sul comportamento del Consigliere che aveva avanzato un emendamento e che lo ritira in considerazione di una richiesta dell’opposizione da lui condivisa.

(Seduta del 16/05/2006

Arg. n. 8 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0071:

“Piano triennale 2006-2008 dell’ERSAF – Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste”).

Ersaf

AGOSTINELLI Mario

Io intervengo su indicazioni del Consigliere Squassina, che non può essere qui oggi ma che ha seguito i lavori della Commissione. Alcune delle osservazioni fatte ora da Viotto credo facciano parte di una riflessione comune; in ogni caso, voglio censurare l’approccio un po’ da normale amministrazione del piano ERSAF che è stato presentato e la sua relativa discordanza, o comunque il suo scollegamento dal PAC, dal Piano Agricolo Comunitario. Mi risulta una incapacità di amalgamare i contributi della UE rispetto all’impostazione che viene data al funzionamento dell’ERSAF. In particolare Squassina segnala come tale funzionamento sia un po’ fuori portata rispetto all’iniziativa, che dovrebbe essere più intensa e più meditata, del piano Agricoltura. In modo particolare i giovani, che si costituiscono spesso in cooperative, e tutta la piccola imprenditoria sono del tutto fuori e non sono sostenuti in alcun modo. Per quanto riguarda le linee strategiche del piano quinquennale, la discussione è stata effettivamente assolutamente al di sotto anche delle possibilità che la Commisione si doveva dare e, forse, l’indicazione del Consigliere Viotto, di coinvolgere il Consiglio non più sotto il profilo specialistico, ma sotto il profilo complessivo dei temi dell’agricoltura, è da accogliere. Mi segnalava Squassina come nella mancanza di prospettive strategiche fosse presente anche una totale mancanza di riflessione attorno all’uso di fonti energetiche come quelle rinnovabili, così contigue alle questioni dell’agricoltura e così richieste anche dal mondo agricolo e dal mondo contadino.

Il rilievo ultimo riguarda la vendita del patrimonio. Squassina ritiene che sia un rischio troppo grande e che, non avendo tra l’altro la percezione dell’entità patrimoniale dell’ERSAF, il rischio sia ancora più marcato. Per queste ragioni, e con la richiesta di approfondire i temi che ho indicato, noi annunciamo la nostra astensione.

Interventi Consiglio, ODG, Interrogazioni

Arg. n. 5 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0042: “Piano cave della Provincia di Milano – Settori merceologici della sabbia – ghiaia e dell’argilla”

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA
SEDUTA DI MARTEDI’ 16 MAGGIO 2006

Arg. n. 5 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0042:

“Piano cave della Provincia di Milano – Settori merceologici della sabbia – ghiaia e dell’argilla”

Abbinato a:

Ordine del giorno 292, in data 16 maggio 2006, a firma del Consigliere Rossoni, relativo alla ricollocazione dell’ATE G35 nel Comune di Paullo).

Piano Cave

AGOSTINELLI Mario

Anche noi abbiamo apprezzato il lavoro in Commissione, abbastanza articolato; d’altra parte il lungo lasso di tempo per arrivare a questa approvazione lo consentiva, quindi il difetto in buona parte è stato messo anche a frutto. Ne è uscito un piano che, naturalmente, non solo non ci soddisfa, ma ha tuttora delle pecche gravi, che riusciamo a circoscrivere se imponiamo un metodo diverso di lavoro che valga per il futuro.

Anche RC vuole dedicare l’inizio di questo intervento non solo alla presa di distanza dalle conclusioni della maggioranza, ma anhe al possibile miglioramento del lavoro el Consiglio su  uno degli aspetti più rilevanti dello sfruttamento e dell’uso del territorio. Noi ci siamo resi conto che si procede, sul piano cave, sostanzialmente per addizione. Cioè, una volta consegnato e vagliato attraverso gli Enti inferiori un piano provinciale, la Regione, attraverso una serie di aggiunte conseguenti a pressioni di lobbies di interessi spesso di natura privata, aggiunge delle quantità di metri cubi al piano originario. Queste quantità, oltre a creae gravi problemi ambentali, rendono il piano regionale sicuramente non omogeneo, spezzano l’unitarietà che viene ricercata per quanto possibile dalle Province, comportano delle rilevantissime ripercussioni negative sui singoli Comuni. Ce ne stiamo accorgendo adesso, ad esempio, per il piano cave di Sondrio dove mi sembra che il vulnu al paesaggio sia assolutamente a imuvere e dove la ricchezza di pochi potrebbe attentare al bene comune di tutti. Però porio a Sondrio prendiamo le misure, mettiamo a frutto un metodo nuovo, cerchiamo di fare e di prendere un atteggiamento preventivo rispetto all’assetto complessivo del territorio e non di acquisire pareri soltanto sulle singole richieste che ci vengono avanzate. Tornando al piano cave  Milano, sostanzialmente l’aumento del 20% da solo ci obbliga, nonostante quanto ha detto Maullu prima, alla richesta di un contenimento successivo, a dare un giudizio negativo.Tuttavia rimangono due questioni a nostro giudizio estremamente rilevanti. Anche noi abbiamo accolto con soddisfazione la soluzione per Caponago e abbiamo la certezza che, anche per il lavoro svolto da Rifondazione Comunista, per Barlassina venga accolta la richiesta che il Comune e l’insieme delle forze politiche hanno avanzato: li annotiamo come fatti positivi. Rimane per noi estremamente ambigua sia la soluzione che si vorrebbe adottare per Paullo che la fase di transizione che si apre a seguito di essa. Io chiedo espressamente al Consigliere Rossoni di ritirare qualsiasi emendamento al piano su Paullo e di lasciare che il piano cave di Milano venga approvato senza l’ATE di Paullo. Se non ci fosse questo atto, il mantenimento dei nostri emendamenti – io ne ho firmati, credo, 46 – avrebbe un senso preciso: quello cioè di prendere ancor più le distanze dalla conclusione del lavoro in Commissione. Io credo che la trasformazione da parte di Rossoni dell’emendamento su Paullo in un ordine del giorno,che impegna comunque la Giunta a tornare in Consiglio per qualsiasi variante obbligatoriamente riduttiva,  potrebbe essere la strada o la soluzione per affrontare questo passaggio. In conclusione, a partire da un giudizio di voto negativo rimane – ripeto – anche un apprezzamento per gli spazi che si sono aperti, ma che, soprattutto, si verranno ad aprire per i futuri piani cave da esaminare e una riflessione positiva sul comportamento del Consigliere che aveva avanzato un emendamento e che lo ritira in considerazione di una richiesta dell’opposizione da lui condivisa.

(Seduta del 16/05/2006

Arg. n. 8 – ODG – Proposta di Atto Amministrativo n. 0071:

“Piano triennale 2006-2008 dell’ERSAF – Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste”).

Ersaf

AGOSTINELLI Mario

Io intervengo su indicazioni del Consigliere Squassina, che non può essere qui oggi ma che ha seguito i lavori della Commissione. Alcune delle osservazioni fatte ora da Viotto credo facciano parte di una riflessione comune; in ogni caso, voglio censurare l’approccio un po’ da normale amministrazione del piano ERSAF che è stato presentato e la sua relativa discordanza, o comunque il suo scollegamento dal PAC, dal Piano Agricolo Comunitario. Mi risulta una incapacità di amalgamare i contributi della UE rispetto all’impostazione che viene data al funzionamento dell’ERSAF. In particolare Squassina segnala come tale funzionamento sia un po’ fuori portata rispetto all’iniziativa, che dovrebbe essere più intensa e più meditata, del piano Agricoltura. In modo particolare i giovani, che si costituiscono spesso in cooperative, e tutta la piccola imprenditoria sono del tutto fuori e non sono sostenuti in alcun modo. Per quanto riguarda le linee strategiche del piano quinquennale, la discussione è stata effettivamente assolutamente al di sotto anche delle possibilità che la Commisione si doveva dare e, forse, l’indicazione del Consigliere Viotto, di coinvolgere il Consiglio non più sotto il profilo specialistico, ma sotto il profilo complessivo dei temi dell’agricoltura, è da accogliere. Mi segnalava Squassina come nella mancanza di prospettive strategiche fosse presente anche una totale mancanza di riflessione attorno all’uso di fonti energetiche come quelle rinnovabili, così contigue alle questioni dell’agricoltura e così richieste anche dal mondo agricolo e dal mondo contadino.

Il rilievo ultimo riguarda la vendita del patrimonio. Squassina ritiene che sia un rischio troppo grande e che, non avendo tra l’altro la percezione dell’entità patrimoniale dell’ERSAF, il rischio sia ancora più marcato. Per queste ragioni, e con la richiesta di approfondire i temi che ho indicato, noi annunciamo la nostra astensione.