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Forum Sociale Mondiale

Articolo di Mario Agostinelli – Cgil Segretariato per l’Europa su Forum Social Pan-Amazonico di Belem 25-27 Gennaio 2002

Articolo di Mario Agostinelli – Cgil Segretariato per l’Europa
su Forum Social Pan-Amazonico di Belem 25-27 Gennaio 2002

Il Forum Social Pan-Amazonico, svoltosi a Belem dal 25 al 27
Gennaio, avrè sicuramente un valore rilevante per il contributo dei
popoli amazzonici all’elaborazione e alla crescita del movimento
“per un altro mondo possibile”.

Si è trattato di un evento emblematico, per certi versi una
sorpresa, colto nella sua forza simbolica sia dagli attori locali e
dai partecipanti di tutta l’immensa regione “dell’incontro delle
acque”, che dalle delegazioni europee dirette successivamente al
Forum mondiale di Porto Alegre.
Credo sia stata la prima manifestazione, cosi` visibile e
direttamente percepita a livello globale, della soggettivitè
cosciente di culture, esperienze sociali, modelli di vita e di
equilibrio con la natura, che proviene da una regione
implacabilmente colonizzata in tutta la storia moderna. Di
conseguenza, si è trattato di un fatto politico cosè straordinario,
da saldare le esperienze locali di partecipazione democratica e di
alternativa politica all’orgoglio e alla capacitè di narrarsi da
parte di identitè finora mortificate dal mondo “civile” ,
disprezzate dai conquistatori, annientate e sfruttate dalla
violenza del mercato.

A Belem si è realizzato un primo intenso scambio tra la ricerca di
nuove vie democratiche economiche e sociali delle municipalitè di
sinistra di Belem e della regione nordestina, nonchè delle comunitè
ecclesiali e dei Sem Terra, della CUT, dei movimenti ambientalisti
e delle ONG -da una parte- ed i leaders indigeni amazzonici di
Brasile, Colombia, Venezuela, Perè, Guiana ed Ecuador dall’altra.
Dentro questo contesto hanno saputo inserirsi le delegazioni
europee e quella italiana in particolare, portando con se’ come
esperienza diretta la testimonianza di Genova, ormai vissuta
anche in terre e societè cosè diverse come evento di riferimento
oltre cui proiettarsi.

Si puè affermare che, nel lento processo di convergenza di
esperienze differenti, mentre a Seattle è venuto alla luce il
tema del lavoro ed a Genova si è affacciata una nuova generazione a
pretendere di decidere per il suo futuro, a Belem ha trovato
espressione l’irriducibilitè delle ricchezze etniche e culturali e
naturali alle regole del mercato. Diritti del lavoro, una propria
narrazione del mondo da parte dei giovani, molteplicitè dei popoli
e del vivente: tre linee di cammino in compimento e,
contemporaneamente, tre apporti indispensabili alla maturazione
della riflessione che si sta compiendo tra i due appuntamenti –
2001 e 2002- di Porto Alegre.

Il carattere degli incontri del Forum Pan-Amazonico è stato quello
delle grandi fiere popolari: ascolto e curiositè, scambio e festa
e, soprattutto, partecipazione. Preponderante è stata la presenza
femminile, sorprendente l’emergere di nuovi leaders che danno voce
senza alcuna soggezione alle realtè indigene, articolatissima
l’attivitè di ben 59 “oficinas” – laboratori – che testimoniano
della realtè di un movimento territoriale che forma quadri e che si
sente parte di un movimento globale in relazione diretta con la
propria crescita e le proprie rivendicazioni.

“Un’altra Amazzonia è possibile” è stato il grido di apertura di
Padre Adriano Sella, presidente della commissione episcopale
nord-brasiliana di Iustitia et Pax, a cui è seguito l`applauso
dell`assemblea e la scansione ritmata di “porque um outro mundo è
possivel ! “.

E’ alla prova un tentativo di riconciliazione tra popolazioni e
natura, che passa dalla rivalutazione di una economia locale, da
una lotta alla povertè e alle ingiustizie sociali centrata sulla
distribuzione e preservazione delle risorse territoriali,
dall’affermazione congiunta di una autonomia del mondo vivente e
del diritto all’acqua, alla salute, all’istruzione. Anche a Belem
esiste il “buono scuola”. L`opposto, naturalmente, di quello di
Formigoni ed uno schiaffo alla sua arroganza: non denaro pubblico
regalato ai ricchi per l`istruzione privata, ma un salario mensile
consistente passato dal Comune alle famiglie indigenti che tolgono
i figli dalla strada e li riavviano alla scuola dell`obbligo.

A seguito di questa forte coscienza sociale ed ambientale, nelle
grandi regioni del Para, Amazonas, Acre, Roraima, si punta a
sostituire i progetti per grandi opere, che non hanno mai
funzionato ( la Transamazzonica, le piantagioni sterminate di
eucalipti e di soia, le grandi dighe ), con progetti compatibili,
orientati alla sostenibilita` e alla fruibilita` territoriale.

Ad esempio, ad Altamira si sta organizzando una estesa mobilitazione
contro il progetto, finanziato dalla Banca americana per lo
sviluppo, della diga di Belmonte, che dovrebbe sbarrare il piu`
limpido ed il piu`sacro dei fiumi paraensi, il rio Xingu (casa di
dio, in indio). La previsione e` per una produzione di 12000 MW di
energia elettrica totalmente privatizzata, da esportare. Non solo
verrebbe cosi` sconvolta la regione con la distruzione di flora e
fauna assolutamente irriproducibili, ma l`80% della popolazione di
Altamira e Vittoria, dedita oggi ad economie familiari legate
all`ambiente, sarebbe impiegata senza alcuna prospettiva successiva
in opere edili a basso costo del lavoro.
Da parte di Eletronorte, la compagnia elettrica, e del Governo si
sta svolgendo una forte pressione sui locali: alle 12000 famiglie
che dovrebbero sfollare al completamento dell`invaso vengono
promessi impiego e benefici, con sollecitazioni clientelari che giè
hanno creato tensioni e violenza nelle favelas che si accatastano
in previsione dei futuri cantieri.
Il leader del movimento locale contro la diga è stato ucciso 6 mesi
addietro, ma ha lasciato a testamento uno splendido appello alla
vita, scritto come se fosse il fiume a parlare.

La situazione economica favorisce l`autoritarismo del Governo.
Infatti la crisi argentina induce a modifiche nella politica
energetica del Brasile. L`ambizione di essere leader economico
incontrastato del Sud America, spinge il governo brasiliano a
investire in grandi impianti da cui dipenderebbe il resto del
continente, in una ottica che supera l`ambito del Mercosur verso
una integrazione panamericana in significativa subalternita`
rispetto agli Stati Uniti.

C’è da chiedersi allora perchè i paesi del G8 farisaicamente
inviino 300 milioni di dollari per l`ambiente all`Amazzonia, mentre
le loro banche insistono per investire 12000 milioni di dollari su
un progetto faraonico che comprometterebbe definitivamente uno dei
luoghi piè significativi della terra.

I tre temi centrali del Forum: internazionalizzazione
dell`Amazzonia e resistenza dei popoli; ecosistema amazzonico e
alternative di sviluppo; Amazzonia multietnica e multiculturale, si
sono intrecciati alla riflessione su Genova, al lancio di 13 Forum
locali per preparare il Forum di Belem del 2003, al contributo da
offrire al dibattito di Porto Alegre ed, infine, al confronto con le delegazioni
europee sulla cooperazione e sulle esperienze di democrazia
partecipativa.
E’ uscita con forza la consapevolezza che una alternativa alla
globalizzazione neoliberista passa da una riflessione sulla
rilegittimazione del mandato popolare, dal ripristino del controllo
sociale sulle azioni di governo a tutti i livelli, da un intreccio
innovativo tra democrazia delegata e democrazia diretta. Il che
implica una continua ridefinizione e verifica dei poteri e del loro
carattere democratico.

Il sindaco di Belem, Edmilson Rodriguez figura popolarissima e
combattiva, ha con grande forza proposto un modello di governo
partecipato della realtè municipale, che va forse al di lè della
stessa esperienza del bilancio partecipativo e che introduce il
“Congresso della Cittè” come luogo permanente di rappresentanza
organizzata dei bisogni dei cittadini e come organismo dove si
attua il diritto individuale e di tutti alla progettazione
politica.

C’è ormai la coscienza che la risposta al neoliberismo passa anche
necessariamente da un sistema democratico di relazioni sociali ed
economiche che vanno dal locale, al regionale, all`internazionale,
al globale. Importante che questa constatazione emerga in una parte
del mondo dove finora l`economia ha annullato la persona ed
offuscato i poteri e la sovranitè popolare. Mentre le delegazioni
si salutavano, a conclusione del Forum, è giunta la splendida
notizia della grande riuscita degli scioperi e delle manifestazioni
sindacali in alcune regioni italiane. Oltre i discorsi, il tema del
lavoro è rimbalzato cosè con grande soddisfazione e ammirazione
anche sui visi di interlocutori lontani ancora dai diritti sociali,
ma assai vicini ad un obiettivo di cambiamento radicale e non solo
di resistenza.

Obiettivo che si sta rivelando comune e possibile a partire da
diverse realtè sociali e locali perche`si colloca in una analisi
condivisa sulle prospettive del mondo e nella lotta contro questo
modello di globalizzazione.

Un buon segno, direi, per una nuova solidarietè che si va
costruendo attraverso una pluralitè di vie e, finalmente, non solo
nella direzione “tollerante” e tutto sommato un po’ supponente dei
piè ricchi verso i poveri, ma nel crogiolo paritario di una umanitè
che punta a cooperare con molte voci e che la guerra permanente e a
tutto campo di Bush vorrebbe invece tenere divisa e gerarchizzata
nel suo destino.