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Personale

Il sorriso di Bruna

Carissimi, siamo così increduli da vivere continuamente e insieme l’assenza e la presenza di Bruna. Le parole hanno senso, ma non abbastanza da rappresentarla nel suo calore, nella sua determinata riservatezza con cui traduceva la speranza in passi concreti, nella luce che ha portato con sè e che vorremmo tener viva. I nipoti dicono cose sulla scomparsa della loro nonna che terremo sempre dentro di noi come il lascito di una grande persona, una donna coscientemente generosa, molto lieta della vita che portava in sè e le si svolgeva intorno, con un sorriso bellissimo.
A noi farà conforto sapervi vicini: e sappiamo che non sarà cosa che dura solo per i prossimi giorni.

1 Commento

  1. franco buccino

    Napoli, 21 giugno 2012
    Caro Mario,
    ho saputo ieri a Roma della morte di Bruna. Ho visto e letto di cose buone e belle che continua fare: coinvolgere persone e sentimenti. A chi si meraviglia per questo fatto non comune bisognerebbe raccontare gli antefatti. Vi ho frequentato dal ‘73 al ’78. Eravamo arrivati a Varese con l’esperienza impetuosa del sessantotto che si stava disperdendo, in anni difficili di stragi e terrorismo. Giovani insegnanti, incominciammo un apprendistato politico-sindacale e anche professionale: Bruna era la nostra tutor e tu una sorta di supervisore, lì nel tradatese. Quella formazione ci è servita per tutta la vita. Una preparazione seria e rigorosa, ma anche relazioni di amicizia e affetto, un’accoglienza e una disponibilità continua, una vera condivisione di ideali e di emozioni. Ricordo una giornata con te e Bruna e i vostri figli sulla neve, una scalata sul monte Zeda con i coniugi Ferrini, una bellissima maglia di lana rossa che Olimpia Stella fece per la nostra Anna, la collega Giusti che veniva a trovarci con il vivace Leone. E le assemblee, gli organi collegiali, il distretto con le riunioni a Venegono, le 150 ore, i corsi abilitanti.
    Quando a distanza di tanti anni ci siamo incontrati nell’Antisala dei Baroni nel Maschio Angioino a Napoli, non mi sono stupito quando hai detto “Sai che qualche volta parliamo di te”. E tu neppure ti sei meravigliato a sapere del ruolo importante che avete continuato ad avere nella nostra vita. Poi, da qualche anno, ci siamo rivisti con Bruna ad alcune iniziative nazionali dell’Auser, la nostra associazione. Sempre il tempo per qualche pensiero, e per qualche immancabile ricordo. L’ultima volta, pochi mesi fa, a una riunione in via Aniene a Roma. Nell’intervallo abbiamo parlato di Piero Baù, Mario Bianchi, di altri vecchi amici e compagni, e poi dei miei nipoti e dei vostri.
    Un caro abbraccio a loro, ai tuoi figli e a te. Ciao.
    Franco Buccino