REPOSITORY

Aria, Inquinamento, Clima, Trasporti

L’emendamento “ammazzaparchi”: ultimo episodio della storia dello smantellamento delle riserve naturali in Lombardia

Dopo una breve pausa per le feste natalizie, il centrodestra lombardo ha riproposto con pochissime modifiche i cambiamenti già ritirati alla legge urbanistica, in particolare per quanto riguarda i residui spazi verdi regionali. E’ stato ripresentato “l’emendamento Boni” che consente, quando i sindaci decidano così, di ritagliare un pezzo di parco con procedura abbreviata, anche contro il volere dell’Ente parco. La proposta prevede che i Comuni possano individuare – mediante i propri Piani di Governo del Territorio – estensioni insediative all’interno del perimetro delle aree protette. Il tutto attraverso procedure semplificatissime, alla fine delle quali è proprio la Giunta regionale a siglare la “riuscita” dell’operazione.
Come se l’ambiente naturale, inteso come sistema, finisse col cartello che segna i confini comunali. E’ pur vero che flora e fauna non votano, ma l’interruzione delle reti naturali, dei percorsi e dei sistemi di riproduzione cozzano con gli interessi edificatori e economici delle singole amministrazioni e, allora, bisogna dar la priorità a questi ultimi!
Eppure i Comuni sono i soci del Consorzio che gestisce il Parco, nominano i suoi amministratori, approvano il Piano Territoriale e esprimono le loro esigenze in una sede istituzionale intercomunale. Peraltro, l’ANCI e i presidenti dei parchi si sono pronunciati duramente contro l’emendamento Boni e non hanno mai chiesto una tale aberrazione. Quella della Regione risulta quindi solo una forzatura per eliminare livelli di partecipazione e consentire abusi territoriali su pressione di interessi che si vogliono tener nascosti.
Non c’entra per nulla il potere dei Comuni, altrimenti ci si dovrebbe spiegare perché lo stesso principio non vale per i Piani cave o per i Piani rifiuti, laddove le amministrazioni locali non hanno iniziativa e voce in capitolo e subiscono da parte della Regione le localizzazioni di opere invasive e inquinanti.
Ai nostri giorni la martoriata Lombardia è messa sotto assedio anche nelle aree storicamente conquistate ad un uso non speculativo: si pensi alle fasce naturali della valle del Ticino (Malpensa e infrastrutture), o al vasto arco di verde agricolo del Parco Sud Milano (Expo 2015) o al Parco Pineta di Tradate (mecca dei ritiri del calcio milanese). Quanto più sono grandi, tanto più la pianificazione territoriale dei parchi diventa complessa, e si allontana dall’idea del progetto di un giardino o di un’oasi naturale, per quanto ampia. Bisogna equilibrare sia le esigenze delle grandi reti della vegetazione, delle acque, che quelle delle attività umane, e delle amministrazioni che gestiscono quei territori per abitare, coltivare, lavorare, far spesa, spostarsi. Altro che patti sottobanco tra Giunta e Sindaci disinvolti! Ma tant’è: i nostri “padani” hanno fatto del territorio una bandiera vendibile, “bancabile” si direbbe coi neologismi tecnici di Formigoni.
Tra l’altro, lo scempio del provvedimento”ammazzaparchi”, con un lifting di forma ma non di sostanza, è passato coi soli voti di maggioranza (Lega, AN, FI) in Commissione Ambiente prima della imminente discussione di una nuova legge sui Parchi, per mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto.
In effetti sono anni che procede, aggressivo e imperterrito, lo smantellamento del sistema delle aree protette in Lombardia da parte della maggioranza che governa la Regione.
La prima significativa spallata è stata data con le modifiche normative apportate alla legge regionale sui Parchi n°86 del 1983, durante la VI e VII Legislatura, con cui il parco è stato sdoppiato in due aree: la zona di “parco regionale” e la zona di “parco naturale” – laddove l’area realmente protetta è ridotta solamente al parco naturale, un nucleo interno al parco regionale e di estensione quasi sempre ridottissima.
Periodicamente, vengono concesse dalla Regione deroghe al regime di tutela: negli ultimi mesi si sono verificati significativi casi di autorizzazione a realizzare cave, impianti, centrali elettriche all’interno dei parchi – in barba alle prescrizioni previste nei piani territoriali dei parchi.
Anche le risorse trasferite dalla Regione agli Enti Parco – necessarie ad amministrare, controllare e tutelare le aree protette – sono sempre più esigue.
E come se ciò non bastasse, vengono distribuite discrezionalmente. La recente delibera di giunta, dgr 5817 del 7 novembre 2007, prevede l’erogazione “straordinaria” di quasi 14 milioni di euro ai soli parchi amministrati dal centro destra – prevalentemente collocati nelle province di Bergamo e Varese. Il tutto in sfregio alle più elementari norme di rispetto e di etica istituzionale.
Alla fine di un percorso che ha assestato già duri colpi e ormai in campagna elettorale, la maggioranza regionale agisce “di sponda”, attraverso la legge urbanistica; forse pensava che così nessuno se ne accorgesse? Ma sono state raccolte migliaia di firme illustri su documenti molto preoocupati e già sono annunciate ordini del giorno e manifestazioni nei comuni. Già Sabato 1 Marzo alle ore 10 si svolgerà a Cassinetta di Lugagnano nella sala consiliare di Piazza Negri una assemblea di mobilitazione di amministratori, comitati, cittadini, associazioni, partiti a cui invitiamo a partecipare!
Non c’è più limite al peggio: non c’è “stile” – lo sapevamo – ma ora si va ben oltre. Non c’è più rispetto delle regole, delle competenze, degli iter, dei ruoli. Ogni logica istituzionale viene travisata e utilizzata per assecondare gli interessi forti che la Regione rappresenta.

Mario Agostinelli (capogruppo PRC SE Consiglio Regionale Lombardia)
Simona Colzani (Gruppo PRC SE Consiglio Regionale Lombardia)