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Lettera aperta ai partiti dell’Unione della Lombardia e della Provincia di Cremona (Il Manifesto)

Lettera aperta ai partiti dellèUnione della Lombardia e della Provincia di Cremona

La proposta della Regione Lombardia di predisporre il Piano dèAmbito dellèATO di Cremona ha sollevato una serie di perplessitè e divergenze che rischiano, da un lato, di minare il rapporto tra i partiti dellèUnione, dallèaltro, di comportare pesanti conseguenze sul territorio rispetto ad un servizio pubblico importante come quello dellèacqua.

Siamo preoccupati perchè, per la prima volta in Italia, una Regione interferisce con ruoli e compiti che la legge attribuisce allèAssemblea dellèATO e quindi alla Provincia ed ai Comuni.
Ma siamo ancora di piè preoccupati perchè questa intromissione è avvenuta col consenso di amministrazioni di centro-sinistra che, cosè facendo, spianano la strada a Formigoni in un settore in cui i poteri forti del centro destra erano stati fino ad oggi esclusi.
La Regione infatti, ha poteri legislativi e non certo operativi: dopo lèapprovazione della legge 26/03 sui servizi idrici, non avrebbe piè un ruolo in quanto non è proprietaria nè di reti e impianti, e non è nemmeno parte di societè che operano nei servizi idrici.

La scelta di approvare la proposta della regione è inoltre pericolosa perchè da mandato al Presidente dellèATO di sottoscrivere un Protocollo dèintesa estremamente vincolante e restrittivo che oltretutto obbliga lèATO sia a privatizzare, sia a liberalizzare.
Infatti, mentre in Italia e nel mondo è in corso la difesa dellèacqua quale bene comune dellèumanitè da sottrarre alle morse del mercato – a Cremona si sposa il èmodello lombardoè è che in realtè è il èmodello formigonianoè in quanto altre Province della Lombardia stanno operando scelte diverse. Il modello gestionale proposto allèATO prevede di scegliere tra due sole opzioni per lèerogazione del servizio: affidamento ad una societè mista in cui il socio privato sia scelto con gara; oppure gara per lèaffidamento ad un soggetto terzo che a quel punto potrebbe essere una societè 100% privata, magari estera, magari una di quelle multinazionali che realizzano il profitto anche sfruttando le risorse idriche dei paesi piè poveri. La proposta della regione, sottoscritta dallèAto, esclude una terza possibilitè ampiamente prevista dalla normativa che è il 100% pubblico con affidamento in house!
Altro elemento estremamente preoccupante è la costituzione di una societè che non essendo partecipata direttamente dai Comuni, bensè da altre societè, rende pressochè impossibile un ruolo di governo, di indirizzo e di controllo dellèacqua da parte degli enti pubblici.

Perchè questa resa incondizionata al mercato e alle proposte della destra? Per farsi redigere gratis il Piano dèAmbito che tutte le altre Province fanno da sè attribuendo lèincarico ad esperti di propria fiducia che fanno lèinteresse del committente? Ma gli esperti designati e pagati dalla Regione chi tuteleranno meglio? La Regione non fa nulla senza un ritorno. E infatti lèaccordo prevede anche che il possibile supporto economico-finanziario attraverso Finlombarda s.p.a. non sia a fondo perduto, tuttèaltro: è scritto nero su bianco che èil credito va restituitoè.

Le dispute interne allèunione apparse sui giornali relativamente al futuro della gestione dellèacqua nella provincia di Cremona fanno male a chi come noi sta cercando di lavorare per una alternativa al governo delle destre che è molto piè forte in Lombardia che in Italia. Ma fanno ancor piè male a chi guarda a noi per costruire un modello di sviluppo democratico, trasparente, equo. I servizi idrici sono un settore strategico, delicato, da gestire nellèambito della sfera pubblica e locale, controllato dagli amministratori e partecipato.

Se il principio dellè èacqua bene comuneè è condiviso allora bisogna lavorare per realizzare un Piano dèAmbito che preveda un modello diverso da quello imposto dalla Regione.

Le divergenze di opinioni interne ad una coalizione eterogenea non sorprendono, anzi, sono uno stimolo per tutti. Ma sorprende lèultimatum e la pretesa di trovare una soluzione condivisa nel giro di un mese.
Proponiamo invece di mettere in discussione la proposta regionale, senza nessuna accelerazione del processo decisionale e rimandando ogni scelta, per aver modo di far pronunciare i consigli comunali.

Mario Agostinelli è Capogruppo Prc Lombardia
Simona Colzani è Responsabile Prc politiche ambientali
Milano, 1 dicembre 2005