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Generale, Unaltralombardia SE

NASCE IN CONSIGLIO “SINISTRA PER UNALTRALOMBARDIA

“unire tutta la sinistra per rappresentare i suoi valori oltre le vecchie appartenenze”

Purtroppo l’esperienza unitaria del gruppo PRC-SE in Consiglio non ha retto all’appuntamento delle elezioni. Si trattava di una occasione straordinaria, dentro un progetto di unificazione dal basso di tutta la sinistra, che Rifondazione Comunista ha offerto anche a me con le elezioni del 2005 e che si è conclusa col recente congresso regionale del PRC, per un disaccordo – e una sfiducia – del suo gruppo dirigente nei confronti di un percorso che avrebbe portato alla nascita di un nuovo soggetto politico.

Lascio il ruolo di capogruppo di PRC-SE con la speranza che ci si possa ritrovare dopo le elezioni, quando i contenuti e la necessità di rappresentare una società lasciata in solitudine saranno più cogenti del ritorno difensivo alla propria identità e non lasceranno più scampo alla pigrizia di fornire ricette dall’alto anziché risposte alle domande dal basso.

Sono riconoscente a Rifondazione Comunista e al coraggio con cui aveva cinque anni fa aperto un percorso che, purtroppo, oggi ha abbandonato. Non cambio in nulla, tantomeno nell’impegno di dare efficacia, nella mia funzione istituzionale, ad una narrazione e ad una pratica dei rapporti di classe, della distruzione dei beni comuni, del consumo del territorio in cui viviamo, del disprezzo dei diritti, alternative a quelle fin qui vincenti di Formigoni e della Lega.

L’esperienza mia, di Squassina e di Muhlbauer – i tre consiglieri eletti nel PRC nel 2005 – continuerà a cercare punti di convergenza e sinergia come è avvenuto fino ad ora: staremo sui territori continuando, mi auguro, a parlarci e a lottare dalla stessa parte. Penso però che sia più coerente e più consono alla costruzione di una sinistra alternativa e popolare non rifugiarsi dietro a simboli che, al di là della loro tradizione luminosa in cui continuo a riconoscermi, possano essere usati per avallare una analisi delle trasformazioni in corso tutta rinchiusa sui contrasti, se non addirittura sui “tradimenti”, di gruppi dirigenti che non hanno l’abitudine di rinnovarsi e di rimettersi in discussione. Perciò nasce in Consiglio Regionale un nuovo gruppo “Sinistra per Unaltralombardia” a cui ho dato vita con Osvaldo Squassina e che costituisce un passo nella direzione di un nuovo soggetto politico unitario, non escludente, ma aperto nei confronti dello stesso PRC e che nel passaggio elettorale porta un contributo critico e un sostegno costruttivo a “Sinistra e Libertà”. Lo sguardo, però, va oltre le elezioni e riguarda la partecipazione attiva e permanente di cittadini, associazioni e movimenti alla qualificazione di un contenitore politico ancora in formazione che unisca, abbia ambizione progettuale, organizzi su base di classe una domanda sociale ormai sconosciuta alle burocrazie.

La bussola che ha orientato la mia scelta in Consiglio è stata quella di impedire che, da una parte, sparissero dall’Assemblea una forza politica e un simbolo votati in una elezione popolare (quelli di Rifondazione) e, dall’altra, non fosse offerto “diritto di tribuna” alla posizione politica che io e Squassina legittimamente rappresentiamo e che si rifà al programma politico e alla posizione del Gruppo quando siamo stati eletti.

Ritorno, quindi, con ancora più determinazione al progetto politico di Unaltralombardia che tutti conoscono, noto per puntare a rafforzare il legame tra società e politica non facendo fare un passo indietro ai partiti, ma un passo avanti all’organizzazione sociale. Guardo alle elezioni come ad un passaggio importante, ma non certo come ad un “giudizio di Dio” per cui chi avrà raggiunto a costo di divisioni ancor più profonde la soglia del 4% guadagnerà l’egemonia di un processo a sinistra tutto ancora da elaborare e rammaricandomi perciò che sia stata impedita la costruzione di una lista unitaria oltre le attuali divisioni, nocive per lo scontro sociale aperto.

2 Commenti

  1. gianni.ballini

    Scusa Mario,
    ma non credo di avere capito come puoi affermare di “unire la sinistra” dal momento che ti appresti a costituire un nuovo gruppo in consiglio regionale? Di fatto mi pare che stai replicando a livello istituzionale le rotture della sinistra dopo la sconfitta”arcobaleno”.
    Travolto quest’ultimo dalle nefaste vicende governative ai vari livelli istituzionali, occorreva una scelta di campo per ricostruire a partire dall’opposizione le ragioni dell’esistenza di una sinistra reale e non immaginaria, al contrario mi sembra di cogliere anche nel percorso da te indicato la difficoltà a svincolarsi da quelle posizioni che proprio non riescono a liberarsi dall’abbraccio mortale con quel centro sinistra che ha pienamente dimostrato l’inutilità del voto utile a suo tempo richiesto. Se le tematiche di movimento che hanno caraterizzato il tuo ruolo in questi anni, non sono come credo solo un paravento, una scelta unitaria e di opposizione e non questa rottura doveva essere il suggello di questa stagione, tanto più nella nostra regione dove ipotesi di governo del centro sinistra non sono lontanmente all’orizzonte e ci tocca spesso vedere all’opera l’opposizione “democratica” di sua maestà.
    Questa rottura del solo gruppo di opposizione in consiglio regionale temo non verrà da molti compresa, tanto più alla luce dall’appoggio “tecnico” offerto dal Pd, e rischia di essere un’altro passo verso la scioglimento dell’intera sinistra parlamentare.
    ti saluto con rammarico
    Gianni Ballini

  2. Giovanna Caviglione

    parto dalla buona fede di tutti i compagni. tuttavia, non capisco il tormentone “….Penso però che sia più coerente e più consono alla costruzione di una sinistra alternativa e popolare non rifugiarsi dietro a simboli che, al di là della loro tradizione luminosa in cui continuo a riconoscermi, possano essere usati per avallare una analisi delle trasformazioni in corso tutta rinchiusa sui contrasti, se non addirittura sui “tradimenti”, di gruppi dirigenti che non hanno l’abitudine di rinnovarsi e di rimettersi in discussione….”. Premetto che non sono mai stata iscritta al PRC pur avendolo sempre votato dopo la fine del PCI. E il mantenere i simboli e l’obiettivo di fuoriuscita dal capitalismo neoliberista, utopico o non utopico, graduale, mediato ecc. penso debba essere l’obiettivo di un partito di alternativa all’esistente. Questa alternativa si deve esprimere chiarendo bene da che parte si sta: con la nato o per il suo superamento? con la guerra in afganistan o per andarsene via? Con la bolkestein o contro? ecc… Sono per stare con tutte quelle forze che in Europa si battono per “un altro mondo” oppure questo non è così charo per tutte le forze che compongono sinistra e libertà?
    E poi: perchè i compagni che hanno lasciato PRC parlano quasi come se fossero gli altri ad essersene andati? Sono loro che hanno scelto liberamente di portare a termine un’ennesima scissione. Confesso che questo nuovismo, questo consumismo che si esprime nella continua distruzione d ciò che c’è (a cominciare dal PCI) e nella costruzione(si fa per dire) di “nuovi partiti”, comincia a darmi fastidio e mi sento, come cittadina/elettrice in balia, in questo caso si, di gruppi dirigenti tanto elgittimati quanto gli altri! Io non penso che confermare il valore dei simboli e dei contenuti sia un gesto di conservazione, anzi, lo vivo come atto di coraggio, usare la storia lontana e vicina, per andare avanti, rinnovando e, se del caso, ritornando sui propri passi si fosse smarrita la strada…