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ODG – Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito a Milano Expo 2015

MARTEDI’ 16 OTTOBRE 2007

B O Z Z A
(Seduta del 16/10/2007
Arg. n. 4 – ODG – Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito a Milano Expo 2015.
Abbinato agli ODG 1137-1138-1140-1141-1142).
EXPO 2015 – 16 Ottobre 2007

Si dice, giustamente, che su un tema come questo bisogna mobilitare tutte le energie che esistono nella nostra Regione, quindi siamo tipicamente in un contesto che non è quello di affermare a maggioranza quali siano queste energie, ma quello di contribuire con tutte specificità anche di diverse culture, a definire il contesto autentico dentro cui inquadrare un evento di rilievo e di importanza come l’Expo, progettato addirittura oggi in una prospettiva quasi decennale.
Ho ritenuto l’intervento del Presidente Formigoni non rituale: in esso c’è uno sforzo nel disegnare soprattutto il tema, quello dell’alimentazione, con un approccio da parte della Regione, che ha accenti e caratteri del tutto nuovi; Mi sembra che addirittura alcune delle sottolineature, che so, il carattere conviviale, la necessità di mettere la persona al centro della nostra riflessione, costituiscano, almeno nel linguaggio di questo Consiglio, una novità che mi fa sembrare alcune delle affermazioni di Formigoni più vicine a Ivan Illich che a Montezemolo.
Quindi ho apprezzato un rapporto con i contenuti che non era scontato e che è abbastanza insolito.
Vorrei però fare due osservazioni di partenza, da cui derivare poi un atteggiamento per le conclusioni di questo Consiglio.
Vorrei che ricordassimo tutti che nell’esperienza precedente sull’ Expo, quella del 1906, penso che doveva essere una cosa straordinaria quell’esposizione mondiale: ho ancora le cartoline a casa mia – noi eravamo in piena crescita industriale e alla ricerca dell’affermazione del carattere anche internazionale della città di Milano, con una cultura dello sviluppo completamente diversa rispetto a quella di oggi.
Allora la crisi dei fossili, l’emergenza climatica, la questione della povertà nel mondo, insolubile con il solo sviluppo delle Regioni ricche, erano fuori portata: nessuno ne avrebbe discusso.
Oggi invece dobbiamo sapere che l’Expo si colloca e si definisce in questo contesto; non certo nel rapporto tra una città cristiana e una città mussulmana, come ha affermato Galli. Il confronto tra Smirne e Milano sta semmai nella possibilità di un Paese ricco di cogliere l’occasione dell’Expo non per saccheggiare ulteriormente il territorio ma nel rendere il territorio più vivibile.
Da questo punto di vista io voglio sottolineare come non sia solo tecnica la discussione e come la partecipazione della città deve essere molto larga. Tutte le istituzioni, nelle loro articolazioni, e i movimenti che ci sono nei territori devono essere coinvolti. Io credo che le cose che sono state dette qui, sulle relazioni sociali, sul lavoro, sul fatto che non solo il mondo economico ma anche la società civile deve rispondere, che si sono usate parole evocative, come lavoro, terra, richiedano di essere conseguenti.
Io prendo il Presidente in parola; so di far cadere nel vuoto queste mie osservazioni; so che, una volta affermati alcuni principi, si va a casa con dei pessimi documenti votati a maggioranza; ma proporremo, assieme ad altre forze, un documento che prende in parola le sue premesse.
Innanzitutto: l’Expo deve essere in discontinuità e non in continuità con tutte le forme di distruzione del territorio che si sono verificate finora. Nel territorio designato per l’Expo vorrei che si sapesse tutti –c’è lo spianamento dell’Alfa di Arese, la non ricostruzione di un modello manifatturiero meno invasivo, c’è l’attraversamento di strade, bretelle, e un accanimento di effetti di inquinamento provocato da un uso smodato mobilità dell’auto individuale.
Se l’Expo diventa un’occasione di discontinuità, proviamoci! Ma non con quello che c’è stato detto dalla Moratti e neanche con quello che altre forze, nei Consigli Provinciali e Comunali, tacendo rischiano alla fine di approvare: cioè l’idea che in Lombardia lo sviluppo sia trainato ancora da 2 enormi eventi, dove noi non esponiamo più niente di nostro, ma facciamo viaggiare merci, cementifichiamo, consumiamo materie ed energia. Non è più la fiera campionaria del 1906.  Oggi all’Expo o nelle fiere campionarie, si espongono le cose prodotte in Cina o a Singapore, mai cose progettate in Lombardia, magari prodotti più adatti ad un futuro sostenibile e compatibile e con una migliore qualità della vita. Sarebbe una bella occasione, se potessimo discutere dello sviluppo, del modo in cui l’alimentazione risolve i problemi della nutrizione e della fame secondo un’idea dell’ agricoltura, un idea dei cicli che si chiudono, dell’energia rinnovabile, del passaggio dalle fonti fossili alle fonti solari.
E’ la cosa che io chiedo da molto tempo in questo Consiglio e che ci viene negata. Perché non creare una Commissione che pensi all’Expo in questa chiave e che discuta di questo?
E io aggiungo adesso alcune affermazioni: se qui si conclude un processo di smembramento, di attraversamento e non di vita sul territorio noi non ci stiamo. Quindi quei piani regolatori, che vanno a compimento perché l’Expo li legittima non sono  di interesse nostro.
Per la questione di fondo dell’uso del territorio noi pensiamo che le risposte siano a monte e non si trovino  a valle negli aspetti compensativi ( ripiantumazione, risistemazione del parco sud ) in una città come Milano, che minaccia sempre più i nostri polmoni e peggiora le sue prospettive di vivibilità.
Devo dire che ho letto, ma per pure ragioni di interesse personale, la grande documentazione che sostiene il piano per Expo 2015, e che sarebbe stato meglio che venisse distribuita qui. Su questo occorre ritornarci con un’apposita discussione di merito.
Noi non possiamo permetterci che, una volta dato l’assenso all’Expo, si rilanci esattamente il modello che ha portato alla distruzione di una parte rilevantissima e non più ricostruibile della Lombardia. Questo taglio con il passato va affrontato seguendolo passo per passo, monitorandolo, sviluppando un impegno di tutto il Consiglio, che va al di là degli aspetti di maggioranza e minoranza.
Quindi noi presenteremo, assieme ad altre forze della sinistra una mozione su queste ragioni fin qui esposte, che mi sembra non sia possibile non condividere; se le si lascia cadere vuol dire che si imbocca un’altra strada che noi contesteremo in ogni modo.