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Ridefinizione dei rapporti di forza

Il risultato lusinghiero dell’opposizione a Formigoni e la riduzione del divario tra i due schieramenti, dal 30% del 2000 al 9,8% di queste ultime elezioni, sono frutto di una straordinaria campagna di partecipazione che ha caratterizzato in particolar modo l’impegno di Rifondazione Comunista. Assistiamo così a una ridefinizione dei rapporti di forza che sarà ancora più efficace proprio in quanto conseguenza delle grandi mobilitazioni sui temi del lavoro, dell’ambiente e della sanità, che hanno costellato l’intero ultimo anno.

Senza poi contare che le stesse difficoltà interne al centrodestra, tanto visibili, per esempio, in una composizione della Giunta dove equilibri barocchi hanno distribuito clientele e assessorati, renderanno meno coeso e di più difficile gestione il programma del Formigoni ter.

Un programma che ha occupato settantotto fumose cartelle e che ha annacquato la ripetizione di un modello, uscito sconfitto dalla prova elettorale, di parole vuote e generiche – persona, capitale umano, competitività, eccellenza, rischi, responsabilità. Senza, per contro, alcuna citazione relativa a solidarietà e diritti, concetti che mai compaiono nel documento.

Il tentativo è quello di portare a termine la costruzione di un sistema liberista che già ha condotto la sanità e l’istruzione nell’ambito del privato assoggettandole alle logiche di mercato e che ha trasferito i compiti pubblici di erogazione dei diritti a lobbies accreditate dal Governo regionale. Un modello che non riguarda soltanto la configurazione dello stato sociale, ma che colpisce al cuore anche le prospettive di consolidamento produttivo, industriale e di qualità del lavoro, grazie alle quali sarebbe possibile competere senza compromettere i diritti. Un modello, poi, che fa dell’ambiente soltanto un problema a valle, da risanare e riparare con costi ed esternalità ancora una volta caricate sul bilancio della collettività.

Si capisce allora come il progetto di federalismo fiscale significhi, proprio allo stesso modo dei ticket sanitari, il ripianamento da parte dei cittadini di un debito pubblico dovuto a interessi privati e all’arricchimento di pochi, senza peraltro alcun miglioramento del benessere e delle condizioni di vita delle presenti e future generazioni.

E’ proprio per questo che la netta antitesi del programma di Rifondazione e dell’Unione a tali criteri di governo si esprimerà, nell’attività istituzionale, in una opposizione incentrata sulla possibilità di far marciare in tutti i territori vertenze comuni sui tre grandi temi discriminanti: lavoro stabile e lotta alla precarizzazione, tutela della natura e orientamento della produzione in senso socialmente ed ecologicamente sostenibile, difesa dei beni comuni e battaglia contro le privatizzazioni. Si tratta di una piattaforma unificante che, articolandosi nelle realtà locali, stabilisce un profilo di azione per le forze del centrosinistra in Regione legato ai movimenti e alle lotte. Perché senza un circuito autentico tra i bisogni e le aspirazioni del mondo del lavoro e senza un contatto continuo con le organizzazioni sindacali e l’associazionismo democratico, i risultati incoraggianti delle elezioni appena concluse non potrebbero essere tradotti in quei traguardi concreti che l’elettorato di sinistra ha affidato ai suoi rappresentanti.

La scelta di Rifondazione Comunista è stata, da un lato, quella di aprirsi ai movimenti con esiti lusinghieri – e “Unaltralombardia” ne è stata la prova – e, dall’altro, quella di battersi per un programma dell’Unione fortemente caratterizzato a sinistra, un programma che in effetti ha saputo accogliere spunti e obiettivi molto avanzati. E proprio da questi obiettivi oggi dobbiamo partire,  ribadendoli con forza nella pratica quotidiana di opposizione, consapevoli che soltanto un confronto serrato e una costante contaminazione con la società e le sue istanze possono rendere realizzabile una vera unità di intenti e comportamenti.

Motivo per cui gli eletti di Rifondazione Comunista, tutti nuovi all’esperienza di consigliere regionale, sentono il bisogno e il dovere di una rappresentanza continuamente verificata e non delegata una volta per tutte.

Mario Agostinelli, capogruppo regionale del Prc