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Il programma dimesso di Formigoni

Nel gruppo abbiamo già analizzato con cura il programma elettorale di Formigoni. Io oggi ho ascoltato con attenzione un intervento, per la verità un pò dimesso, del Presidente.

Occorre dire fin dall’ inizio, con nettezza, che, nonostante una retorica accattivante che potrebbe  trarre in inganno, la “coerenza” e l’ organicità e, tutto sommato, la continuità dell’attuale programma con i programmi delle due precedenti legislature, dimostrano che il Governo della Lombardia seguita a rivolgersi ad interessi che non sono i nostri. In questo senso , noi del PRc vi annunciamo già da adesso – e l’intervento di Sarfatti ha chiarito il contesto unitario entro cui si situa questa dichiarazione – che faremo un’opposizione ben strutturata, espliciatamente riconoscibile e non solo episodica. Cerco perciò di delinearne le ragioni e i contenuti, in modo da poter rispondere alla sua richiesta di un rapporto costruttivo tra opposizione e maggioranza con il massimo di chiarezza possibile. Nella campagna elettorale e nell’ ascolto dei cittadini noi abbiamo percepito una loro presa di distanza dal modello che è stato perpetrato negli scorsi dieci anni e che invece nelle quasi 140 pagine del programma è stato largamente autoelogiato.Una presa di distanza che si è effettivamente riscontrata anche nell’avvicinamento tra i due schieramenti da meno 30 punti a 9 punti e mezzo.La disaffezione e la disillusione le abbiamo notate soprattutto nella impotenza che la Lombardia mostra di fronte alla più grave crisi sociale,industriale e produttiva di tutto il dopoguerra. Io non ho sentito citare qui i 150 mila posti di lavoro a perdere che noi abbiamo censito minuziosamente e con cui dall’ inizio della nostra attività siamo continuamente in contatto e nemmeno i due milioni di precari – soprattutto giovani e ragazze –  che chiedono che la Lombardia torni anche per loro e non solo per alcuni interessi e poteri forti ad essere luogo d’eccellenza.

Questo consiglio deve servire perlomeno a chiarire con nettezza che il Presidente, che ha chiesto di essere riconosciuto come “Presidente di tutti” rappresenta soltanto interessi elettorali e economici di una parte che non è in grado né di unire la società né di affrontare  una crisi rispetto cui ha dirette responsabilità.E’ per questo che non si può sottovalutare e umiliare né il valore dell’ opposizione né, come io ho notato in questa mia breve esperienza, il ruolo del Consiglio. Il Consiglio Regionale è il luogo dove le posizioni considerate anche meno rilevanti – se si vuole – hanno, proprio perchè sono state legittimate democraticamente, tutto il titolo di pari dignità per essere portate alla discussione. Ora io vorrei sottolineare che non avere percepito che siamo di fronte ad un passaggio epocale anche per la Lombardia – che, ad esempio, l’emergenza climatica di questi giorni non è stata nemmeno presa in qualche considerazione nelle 140 pagine del programma, mentre invece si pensa allo svuotamento dei laghi alpini per intervenire sull’ agricoltura a valle –  significa che probabilmente la percezione fino in fondo di dove dislocare le risorse, l’attenzione, l’intelligenza e ele risorse dei lombardi è mal posta.

C’è poi un altro punto che a noi preoccupa tantissimo: è la narrazione che viene data di questa Lombardia. Noi, che ci colleghiamo continuamente ai movimenti fuori da quesa sede e che li vediamo autorganizzarsi con estrema vivacità, vogliamo riportare qui dentro con determinazione la scontentezza e l’insostenibilità di chiunque si voglia muovere in Lombardia, di chi ci debba vivere, di chi si deve curare, di chi lavora senza sicurezza e stabilità, di chi viene qui per emanciparsi e, contemporamente, per aiutarci, (sono 400 mila gli immigrati) e viene respinto senza responsabilità, dimentichi della Lombardia che aveva saputoprosperare quando negli anni Sessanta, negli anni Cinquanta, aveva accolto gli immigrati del Sud che facevano forte la nostra struttura produttiva e ricco il Frutto del lavoro. Noi chiederemo per gli immigrati –e lo diciamo qui nella prima seduta- diritto di voto. Chiediamo che il Presidente, che non ne ha nemmeno accennato, rifletta se non è il caso di partecipare al Forum indetto da Vendola, il Presidente della Pubglia, a cui hanno aderito 11 dei Presidenti di Regioni per superare l’incongruenza e l’inumanità dei centri di permanenza temporanea. Lo scandalo del CPT in Lombardia riguarda la soppressione di diritti che nemmeno i carcerati hanno mai avuto così totalmente sottovalutati, Ha ragione il Consigliere Storti: noi non parliamo di una cosa a margine quando vi chiediamo una Commissione Consiliare Speciale per le carceri. In effetti pensiamo che l’eccellenza della Lombardia sia anche un’eccellenza di civiltà e che si manifesti innanzitutto nel rapporto con quelli che sono più sfortunati  non semplicemente da emarginare e con quelli che ci possono arricchire e che non si possono trattare come estranei da ricacciare semplicemente indietro per tenerci illusoriamento una ricchezza che ci è stata consegnata con estrema fortuna proprio anche dal nostro passato di emigranti e dal nostro passato di lavoro privo di diritti. Io non vorrei che perdessimo altri cinque anni importanti, cinque anni cruciali, decisivi per le scelte future, sottovalutate, con una emergenza climatica, che nel 2003 –è un dato che sono riuscito a recuperare e che non viene, purtroppo, da fonti pubbliche- aveva già provocato 3 mila e 637 decessi in più durante l’estate. Noi abbiamo di fronte una società che vive la globalizzazione con paura, che è indotta a illudersi che bastino i dazi o la chiusura in se stessi e che non capice che solo riqualificando lavoro, alimentando ricerca, innovazione, progetti , e quindi riconcentrando gli interessi verso il pubblico e verso i beni comuni, si può risolvere e affrontare questo nodo così complesso.

Noi abbiamo davanti una prospettiva di società sempre più di anziani e non la possiamo esorcizzare con il ricorso al mercato e evocando affari per i privati, con un progredire fino all’eccesso di un sistema di voucher e accredietamento ormai, questo sì, universale. Perfino l’assessore Cè si accorge “che non si può vaucherizzare” i malati e le cure palliative, Siamo ad un livello ormai paradossale, eppure insistiamo. Pensate, in questo programma che ci è stato illustrato dal Presidente si affronta per la prima volta l’idea del buono infanzia: non è bastato il buono scuola; il buono infanzia per gli asili nido privati! Andiamo al di là addirittura di un processo che ha già provocato grandi disagi e grandi elementi di disorientamento.

Infine un’ultima riflessione. O la Regione più avanzata d’Italia, si impegna verso una politica industriale e matura l’ambizione di fare da traino verso prodotti nuovi, ambientalmente sostenibili e collega quindi le proprie emergenze con il rilancio dell’industria manifatturiera e con il rilancio della ricerca e della università ad alto livello, oppure noi avremo contemporamente disoccupazione, deindustrializzazione, precarizzazionen ed un ambiente insostenibile. Questa scelta non la si può rimandare: è la svolta che va imboccata oggi, Quando noi come Unione vi abbiamo chiesto una Commissione Speciale Consiliare per la reindustrializzazione non volevano un contentino; volevano che anche voi ponente l’attenzione, dopo la manifestazione del Sindacato il primo giorno di fuori dal Pirellone e dopo la mozione che avevamopresentato nella prima seduta, alla necessità di stabilire insieme una priorità nella questione del lavoro e dell’occupaizone, Toglietevi dall’idea di un modello ospedalocentrico per la Sanità, dai traffici che trasferiscono la questione delle prenotazione dalle prestazioni sanitarie affidate a Lombardiacom in Sicilia, proprio nel territorio dove ha interessi elettorali uno dei vostri maggiorenti. Noi siamo spaventati di un modello che affronta le grandi emergenze e le grandi novità in termini di interessi elettorali e con ulteriore caduta del controllo pubblico.

Noi siamo contro la privatizzazione di tutto quello che riguarda gli strumenti di sostegno al lavoro e contro all’estensione e al sostegno delle leggi Biagi, Siamo contro anche perché noi sosterremo una legge sul redditto sociale, per cui abbiamo raccolto migliaia di firme. Concludo con un riferimento sulla democrazie e le istituzioni. Se lo statuto diventerà il cenro del confronto sul modello di democrazia, allora la partita non va truccata; allora la Commissione deve offrire pari dignità all’opposizione e consentirle di avere un ruolo effettivo. Perché se le regole sono quelle che sono state anticipate da una legge ordinaria, come il PDL sulla sussidiarietà, allora la nostra opposizione sarà totale. Ritengo la legge, il PDL sulla sussidiarietà, del tutto estraneo alla cultura di democrazia sociale della nostra Repubblica, e non esagero. Se, come in quel progetto di legge, il potere pubblico non ha impegni nel garantire le finalità pubbliche e il soggetto privato diventa pubblico anche lui; se il silenzio assenso senza autorizzazione esplicita risulta la norma; se la Giunta definisce di volta in volta la finalità pubblica e si è chiamati a partecipare solo se si fa quello che vuole e indica la Giunta, allora il regresso, in termini di democrazia, è davvero pesante e noi non ci illudiamo che i litigi tra chi vuola la devolution, la Lega, e chi vuola la sussidiarietà, Forza Italia, siano litigi autentici, che davvero inseriranno un cuneo che porterà a divaricazioni e distinzioni a nostro giudizio apprezzabili. L’una e l’altra sono facce di un’unica medaglia, quella di depotenziare la solidarietà e i diritti universali per privilegiare l’impresa e il privato rispetto al lavoro e allo stato sociale. Ovvero il nucleo, il senso della rappresentanza come noi la intendiamo ed a cui facciamo riferimento.