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Vendola vince anche per noi

La democrazie e la sinistra sono debitrici ai 200.000 che nella fredda giornata di ieri si sono messi in coda per votare alle primarie in Puglia, decretando uno straordinario successo per Niki Vendola. Non un uomo del popolo, come vorrebbe una retorica che non ci piace, ma un amministratore che va incontro al popolo, che lo ha scelto con meccanismi di partecipazione sconosciuti nell’epoca in cui il plenipotenziario di Palazzo Chigi usa imporre i suoi candidati alla maniera in cui i feudatari incoronavano i loro valvassori.

I Pugliesi del centrosinistra hanno avuto la fortuna di poter dire la loro su chi è la persona giusta a rappresentarli e sono corsi ancor più numerosi che alle primarie precedenti per uscire dalla gabbia di ferro imposta da alleanze e calcoli da farmacista a cui ha accondisceso il PD. Hanno così confermato di voler contare per un futuro senza nucleare, per un’aria meno inquinata, per l’acqua pubblica, per contenere il consumo di suolo, per avere leggi contro la precarizzazione, per accogliere i migranti. Soprattutto orgogliosi di dare del Sud un’immagine non assistenziale, che non fa emigrare i giovani con talento, che fa il pieno di energia da sole e vento per combattere l’emergenza climatica.

Per tutto questo l’esito delle primarie pugliesi travalica i confini regionali: scalfisce il predominio berlusconiano lanciando valori e progetti alternativi e chiude la porta in faccia alla tentazione di voler fare tabula rasa appena ci si sposta a sinistra.

La differenza che ha segnato la vittoria di Nichi Vendola non è solo nel programma, pur sostanzialmente diverso da quello dell’altro candidato alle primarie, quanto nella passione. Vendola riesce ad appassionare alla politica, a dare senso all’impegno, a risvegliare l’entusiasmo, a dare respiro al desiderio di contribuire a rendere migliore una terra come quella dove si vive. Ciascuno sente di poter essere utile.

Ripeto da giorni che in Lombardia, dove da vent’anni Lega e Formigoni segnano la strada al governo nazionale, non si investe abbastanza nella partecipazione e nel trascinamento al voto di un popolo, non solo di sinistra, che si sta distaccando dalla politica perché la vive come mondo autoreferenziale. Si corre così il rischio di un insufficiente profilo della coalizione, con una rottura a sinistra che indebolirebbe la strategia di ricomposizione di tutto il fronte alternativo alle destre.

Un arco di forze che non è semplicemente la somma dei partiti, ma delle spinte di una società che ha voglia di tornare a vincere e di uscire dalla crisi fiduciosa nelle sue forze e rassicurata dalla risorsa della partecipazione. In Lombardia il centrodestra governa alimentando l’esclusione, ma niente è ineluttabile: si può aggregare e unire il fronte della proposta al cambiamento a cominciare dagli stessi temi elencati sopra, su cui Vendola ha guadagnato il consenso popolare che lo ha portato al successo di ieri.

Siamo ancora i tempo, usando una metafora per la regione che ripropone Formigoni da vent’anni, per costruire il modello pugliese della speranza da contrapporre a quello rumeno della grigia continuità.

2 Commenti

  1. Giampiero Zendali

    La vittoria di Vendola alle primarie in Puglia, è importante perchè ha il sapore di una politica dalle radici profonde che viene da lontano.
    Ha saputo unire riflessioni, ragionamenti ed entusiasmo, suscitando quella scintilla emotiva che da un nuovo e nello stesso tempo antico significato all’impegno politico volontario e gratuito.
    Mi sento di ringraziare tutte le persone che hanno partecipato a questa straordinaria esperienza, mi sembra abbiano vissuto quella convivialità delle differenze che già Mons. Tonino Bello aveva suscitato fin dal 1992 nella marcia dei 500 a Sarajevo con i “Beati costruttori di Pace”. Forse anche qualche cosa in più, perchè un’azione politica così partecipata, così determinata e così nonviolenta, fino ad essere percepita come “gentile”
    in cui anche chi perde viene coinvolto nella nuova consapevolezza e la lotta diventa comune e di tutti.

  2. renata lovati

    Caro Agostinelli,sinceramente non capisco ,ma con me anche alcuni ospiti che avevo a cena ieri sera,perchè sinistra ecologià e libertà in Lombardia decida di appoggiare Penati.
    In tempi non sospetti,cioè prima della vittoria di Vendola,Domenico Finiguerra con Boschini e Fioretti avevano scritto una lettera a Bersani e non avendo avuto risposta hanno provato a replicare con una seconda lettera,toc..toc..c’è nessuno?
    Aria fresca ,….si proponeva, favoriamo la creazione di una grande coalizione che sfidi Formigoni e raduni intorno a dei progetto forti e condivisi dal popolo della sinistra un consenso verso un candidato che si capiva doveva uscire possibilmente dalle primarie.
    Questo appello è caduto nel vuoto più assoluto perchè probabilmente la Lombardia è terra già assegnata dai giochi di potere alla destra e alla lega.
    Un vero peccato perchè anche da noi non mancano persone di valore , anche all’interno del PD,naturalmente.
    La politica purtropo toppo spesso arretra di fronte alla maturazione della società civile non coglie gli attimi, la portata del lavoro dei comitati,dei movimenti,non ha coraggio e ripropone personaggi perdenti allontanando dal voto invece di favorire la pratica democratica del poter scegliere tra diversi candidati.
    un vero peccato
    renata