REPOSITORY

Interventi Consiglio, ODG, Interrogazioni

Arg. n. 4 – ODG – Proposta di Atto amministrativo n. 0076: “Piano socio-sanitario 2007-2009”). “Intervento di avvio della discussione”

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA
SEDUTA DI MERCOLEDI’ 25 OTTOBRE 2006

B O Z Z A

Arg. n. 4 – ODG – Proposta di Atto amministrativo n. 0076:
“Piano socio-sanitario 2007-2009”).
“Intervento di avvio della discussione”

La parola che ricorre, che è emblematica di questo Piano, non è tanto la salute quanto la malattia e quindi non tanto lo sforzo di una intera società, perché il benessere sia il punto di riferimento nell’impiego di ingenti risorse, quanto piuttosto lo siano la cura, e, purtroppo, le occasioni di profittabilità che la cura ha offerto alle azioni che questa Giunta ha varato ormai d oltre un decennio.

Un giudizio quindi duro, il mio, che anticipa anche tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno, che noi porteremo in votazione e che introdurremo in questo dibattito e che se non venissero accolti, ci porteranno a prendere nettamente le distanze dal Piano con un voto contrario.

Quali sono le premesse di giudizio? Questo in discussione non è un Piano in senso vero e proprio, non ha al proprio interno alcuno strumento di programmazione. La programmazione dovrebbe essere basata sull’analisi degli indicatori principali sullo stato di salute delle persone, e anche degli obiettivi che si intendono perseguire, ma non c’è un quadro epidemiologico da analizzare e dentro cui aprire questa discussione. D’altro canto io mi immagino una Giunta tesa, per il terzo mandato consecutivo, a portare a compimento un suo modello, e quindi a non volere, nei fatti e nelle premesse, ascoltare non solo l’opposizione ma anche i dati crudi che la realtà della Lombardia le sforna davanti.

Tutto sommato, se si pensa che proprio per evitare questo confronto scomodo si richiama una cornice istituzionale che non si avvererà – cioè questo è un Piano che parte dalla convinzione che sarebbe passato il referendum istituzionale sconfitto nel paese – allora una riproposizione acritica del modello lombardo sulla sanità, rischia di mettere fuori bilancio le proposte che avete avanzato. Non c’è solo una nostra opposizione politica al Piano, c’è anche una forte apprensione per i modelli di spesa e per la sostenibilità di tutto quanto proponete, visto che vi sareste immaginati che con la devolution i debiti sarebbero stati più facilmente colmati.

Poi c’è un altro aspetto negativo(ma questo è un po’ tipico della mia esperienza in questo Consiglio): io continuo a trovarmi di fronte all’approvazione di cornici molto generali, che affidano poi alla Giunta i passi concreti da fare: qui siamo esattamente purtroppo di sempre nella stessa direzione. In fondo mi rendo conto che il lavoro, anche pressante, incessante, nelle Commissioni, non è in grado mai di modificare il dato di fondo, perché il dato di fondo è ricevere comunque un mandato generico dal Consiglio, che poi la Giunta coniuga a suo modo e piega alle sue intenzioni. Basta guardare quanta è l’attenzione della maggioranza al dibattito in corso.

Io non vorrei esprimere , per l’ennesima volta, un senso di sconforto, ma che il Piano socio-sanitario della Lombardia sia discusso con una presenza in aula così inadeguata è cosa che non impressiona noi che conduciamo un’opposizione schietta, ma che non tranquillizza certo per quel che riguarda il funzionamento delle istituzioni.

Così, con questa grande riserva sull’impostazione, mi rendo conto che i nostri emendamenti avranno pochissima possibilità di essere accolti. Abbiamo lavorato – tutta l’Unione – con grande sforzo di intesa e, proprio per questa ragione, è bene che io rimarchi in anticipo i punti di divergenza, che poi gli emendamenti o gli ordini del giorno non faranno che precisare ulteriormente. Si sappia che le due grandi questioni contenute nel Piano le uniche due effettivamente su cui chiedete mandato, e cioè l’ampliamento delle sperimentazioni gestionali pubblico – privato, e la trasformazione delle aziende ospedaliere in fondazioni, sono sì la conclusione di un cammino che noi abbiamo continuamente osteggiato, ma sono anche purtroppo il segno della decadenza del sistema lombardoe della inadeguatezza della cornice entro cui si svolge il confronto tra maggioranza e opposizione.

Guardate, è già successo di trovarci inaspettatamente di fronte al fatto che l’Istituto dei Tumori, nientemeno che il più noto, forse il più prestigioso ospedale della nostra Regione, sia di fatto stato trasformato da un grande luogo pubblico di prevenzione e cura, ma anche di ricerca su frontiere non squisitamente di tipo commerciale o affidate ai risultati di bilancio, in una Fondazione, che ha come suo vincolo fondamentale quello di mantenere una parità di bilancio. Quindi, noi abbiamo già avuto lì un segno, in una notte e con un colpo di mano della Giunta, della distanza e del cinismo delle vostre reali intenzioni rispetto alla reazione che c’è stata tra i medici e i pazienti. Voi lo sapete? Ci sono oltre trentamila firme dentro quell’ospedale, che dicono: ritorniamo ai criteri di governo pubblico precedente,che Formigoni e Berlusconi, in una notte, l’ultima utile del governo di destra, hanno completamente cancellato.

Mi interessa portare al dibattito due esempi di quello che sta succedendo, per quanto riguarda la spesa in Lombardia. In Lombardia sono accreditati e funzionanti ben venti centri di cardiochirurgia. La proliferazione proviene da una scelta della Giunta evidentemente, che ha accolto e accreditato con i soldi pubblici un numero eccessivo di richieste del privato: i letti in cardiochirurgia sono passati da 66 a 261, dal ‘97 al 2003, e sono tutti aumentati al di fuori del settore pubblico, che ha mantenuto i suoi posti letto ad un livello costante.

Anche la questione dei tagli cesarei in Lombardia è abnorme. Lo sapevate che l’OMS raccomanda di non andare oltre il 10-15 per cento dei parti complessivi, e che in Lombardia invece i tagli cesarei sono a livello 23 per cento medie, e nelle strutture private l’intervento con taglio cesareo, sui parti complessivi è del 33 per cento?

Aggiungo altre valutazioni. I ricoveri per acuti sono aumentati dall’11,13% del ‘98 al 17,07% per cento nel 2003; i posti letto in Lombardia sono stati ridotti del 33,10% nel 2004 rispetto al ’97; ma nel privato, nello stesso periodo, noi abbiamo avuto un saldo nettamente positivo.

Allora sta o no succedendo qualcosa di evidentemente preoccupante? Cioè, questo Piano non fa altro che sottolineare l’ulteriore costante spostamento dal pubblico al privato e dall’eccellenza ereditata da una storia formidabile di attenzione dei Comuni e della intera società lombarda, coralmente fiera della propria Sanità, ad una gestione affaristica che la sta nettamente peggiorando. Bisogna smetterla di consolarsi perché la sanità in Lombardia è ancora di qualità elevata: in effetti sta gradualmente peggiorando. E’ il gradiente che ci deve interessare, quando discutiamo e facciamo un bilancio in corso d’opera di quello che sta succedendo.

In Lombardia avevamo 70 milioni di prestazioni diagnostiche ed ambulatoriali nel ’98: oggi ne abbiamo 140 milioni. Si vuole parlare di questa cosa? Non si può mica continuamente solo demonizzare chi si lamenta e denuncia, questa è la Sanità lombarda! C’è bisogno davvero di continuare ad insistere sulla malattia e sulla cura quando un livello di prevenzione probabilmente ci farebbe risparmiare moltissimo? Insomma, da 70 a 140 milioni di prestazioni in sette anni richiederà pure di intervenire su questa spesa; se no dove interveniamo? Si interviene invece continuamente per penalizzare quelli che hanno più bisogno e non ci si fa carico del fatto che, diventando più anziana la popolazione, avremo bisogno di istituire qui, anche con tasse di scopo, – e questo è federalismo fiscale di quello buono! – un fondo che assista gli anziani e faccia della non autosufficienza per la parte sanitaria dell’assistenza, uno dei punti qualificanti dell’intervento pubblico in Lombardia.

Le famiglie non ce la fanno più :è una mazzata tremenda avere qualcuno degli anziani nella “famiglia larga”, che sta male, e la Lombardia si sta occupando di tutto,dalle infrastrutture al sostegno delle lobbies, ma non di questo. Noi dobbiamo riproporre quali sono le nostre priorità. Gli accessi al Pronto Soccorso sono aumentati del 17,73% rispetto al ’97: lo dico anche al “mio” Governo: questo ricorso non si blocca con i ticket, evidentemente, ma con un’idea diversa del ruolo che ha l’ospedale del territorio, e non accentuando, come si fa qui, ancora la centralità della cura e dell’ospedale. Senza tener conto che nel territorio invece noi abbiamo delle grandi, straordinarie risorse: il rapporto con i medici e con la medicina generale; il rapporto con la società, che significa Consultori, prevenzioni e sui luoghi di lavoro; la casa della salute, che noi vi riproponiamo continuamente come luogo dove attorno alle cure primarie si stabilisce un rapporto nuovo tra i Comuni e l’ASL. Rapporto che si è invece completamente divaricato, dato che non si può sostenere che l’unico intervento è quello di designare in quota politica i direttori delle ASL.

Ho sollevato qui una serie di questioni e vi prego di poterne ridiscutere, di tornare sulle soluzioni dato che riproporremo il nostro punto di vista giorno per giorno anche in III Commissione. Noi sosteniamo idee forti e le stiamo costruendo con le rappresentanze sociali, lo vedrete, dato che l’opposizione complessivamente ha provato ad articolare una serie di proposte in forma di emendamenti e odg, alcune firmandole assieme. Noi pensiamo che attorno alle grandi questioni ci debba essere, e concludo, anche un problema di trasparenza. Dato che il centro della discussione odierna è il rapporto pubblico-privato, a noi piacerebbe davvero ritrovarci sul bilancio, ve l’avevamo già detto quando avevamo discusso del bilancio in sede di approvazione, con una articolazione adeguata e riconoscibile delle voci, delle competenze delle attribuzioni.Invece ci troviamo di fronte ad una enorme voce sola di spesa aggregata e di ben 13,3 miliardi di euro.

Questa non è trasparenza, tutto sommato,è purtroppo conseguente all’impostazione di un piano che voi ci impedite nei fatti di potere concorrere a modificare e a portare in un’altra direzione da quella della privatizzazione, del peggioramento della qualità, del graduale ma insistente attacco all’universalità dei diritti.