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Arg. n. 5 – ODG: “Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla situazione di crisi di Alitalia e le ripercussioni sull’aeroporto di Malpensa”

Arg. n. 5 – ODG: “Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla situazione di crisi di Alitalia e le ripercussioni sull’aeroporto di Malpensa”.

Abbinato a ODG n. 0834, in data 26 ottobre 2006, a firma dei Consiglieri Boscagli, Galli, Alboni, Quadrini, Dalmasso, Concordati, Sarfatti, Adamoli, Tosi, Galperti, Benigni, Agostinelli, Monguzzi e storti, concernente il sistema aeroportuale lombardo, la crisi Alitalia e le prospettive di Malpensa).

 

INTERVENTO MALPENSA

 

Grazie. Proprio per il richiamo ai contenuti e alla elaborazione anche di una posizione unitaria dell’Unione, io voglio chiedere che una discussione importante, come questa su Malpensa, assuma tutta quella valenza emblematica che ha, anche un po’ al di là della tattica politica. Credo che il dibattito odierno  sia emblematico di una riflessione sullo sviluppo lombardo, che è stato preconizzato negli anni Settanta e che oggi per tutti è in discussione, perfino a partire dal mercato, il quale non obbedisce alle indicazioni e agli studi economici di quel tempo. Oggi la verità è che quello che avevamo ipotizzato trenta anni fa non regge alle prove dei fatti e alla crisi ambientale e sociale attuale.La nascita della “grande Malpensa” non si realizza per tante ragioni: non soltanto per incapacità della Compagnia o per inefficienze del nostro tessuto di infrastrutture, quanto piuttosto perché il ridisegno degli interessi economici, sociali, dei rapporti tra i territori delle emergenze ambientali, nello stesso tempo avanza e bisogna di volta in volta riadattare la nostra valutazione alla realtà in trasformazione. Dico di più: la crisi del progetto Malpensa proviene da una nuova coscienza di valorizzazione dei territori e della natura che ha fatto passi avanti. Quindi, non è vero che questo cambio di cultura non incida nella nostra discussione. Io ritengo importante questa riflessione, perché va anche un po’ oltre la sola questione Malpensa. E, se devo dire la verità, apprezzo anche i toni con cui il Presidente ha rettificato le sue posizioni precedenti. A me sembra che l’intervento di Formigoni questa mattina, avendo lasciato un po’ da parte l’aspetto umorale della Compagnia Aerea del Nord a tutti i costi e della lezione che Malpensa dovrebbe dare a Fiumicino, ricolloca la nostra discussione in un ambito di maggiore credibilità e, se ne siamo in grado, di convergenze responsabili. Io apprezzo il fatto che l’accento è stato posto altrove dall’assalto all’arma bianca a Fiumicino da parte dei fans di Malpensa. In fondo vorrei, come ha detto Adamoli, cercare proprio di fare uscire dalla scena di questa discussione le banalità del braccio di ferro con Roma e della della compagnia aerea del Nord. Credo che questa volta, rispetto a Malpensa, la politica debba rispondere a tempi a medio-lungo termine. Di fronte alla crisi drammatica di Alitalia, al problema che avrebbero 12.000 lavoratori a Malpensa –  io sono varesino e devo dire che la riconversione da 15 anni in qua della Provincia di Varese e il suo declino industriale hanno avuto come contropartita la crescita e la nascita di Malpensa – occorre trovare una risposta non in conflitto con la qualità dell’abitare e del vivere, tenendo conto che oggi Malpensa è in quella Provincia l’insediamento più importante, più rilevante anche sul piano occupazionale.

Ecco, per queste ragioni allora io credo che noi dobbiamo dare da questa riunione del Consiglio una risposta che tenga conto della difficoltà nuova che ha l’insediamento di Malpensa e della crisi di Alitalia. E’ inutile in politica discutere delle cose  impraticabili, la terza pista a Malpensa non c’è,non è nelle cose  e va abbandonata realisticamente. Se ci fosse davvero una discussione sulla terza pista a Malpensa e non solo per propaganda, non solo trovereste la nostra opposizione ma vi inviteremmo a svelare fino in fondo a cosa serve un dibattito politico che copre una prospettiva che effettivamente, negli interessi del territorio, negli interessi dei cittadini che vi abitano, e perfino degli investitori, dei grandi investitori, è impraticabile. Bisogna stare attenti in politica a rivendicare per opportunismo delle strade che poi non si possono percorrere e che si fanno ricadere come colpa su quelli o che si oppongono ragionevolmente o che non  possono mantenere gli impegni.

Oggi la Regione rischia di essere dimenticata dai grandi flussi, e noi non possiamo mica permettercelo;ma la risposta non è su Malpensa, la risposta è sull’insieme del sistema aeroportuale e non solo della Lombardia ma di tutto il Nord a partire della Lombardia.

Qui ho notato un cambio di passo nella relazione di Formigoni. Mi sembra, io l’ho appuntato, che lo sviluppo del sistema aeroportuale lombardo nel complesso, con le adeguate specializzazioni, è il terreno su cui lavoriamo. Io su qui mi trovo d’accordo: cioè trovo che se noi dovessimo finalmente, non soltanto nei momenti di crisi di uno degli aeroporti, pensare alle missioni e alle specializzazioni finali di Linate, di Orio al Serio, di Montichiari, e degli aereoporti vicini ( perché Caselle non è che dal punto di vista del trasporto non sia influente, o Verona non sia utile per costruire con le rappresentanze politiche delle altre Regioni una risposta più organica alle necessità di trasporto aereo), probabilmente la crisi di Malpensa troverebbe la sua dimensione di possibile soluzione, senza né illusioni né sconvolgenti impatti sul piano ambientale, che non sarebbero sopportati dalle popolazioni. Chi è rappresentante dei cittadini guida lo sviluppo economico dei propri territori secondo una compatibilità che richiede da parte dei cittadini consenso, deve essere capace di soluzioni adeguate, democraticamente costruite e non imposte autoritativamente.

Vorrei qui provare a fare due riflessioni che mi sembrano importanti. Se spostiamo il tiro sul sistema aeroportuale del Nord e sulle sue specializzazioni e una volta per tutte pensiamo che il problema di Malpensa non è di ribadire se teniamo ferme le bandierine che avevamo sollevato negli anni settanta, ma se prendiamo per le corna la situazione reale, allora dobbiamo partire dalla non saturazione dell’ aeroporto così com’è, altro che terza pista! Quindi anche se costruissimo altri sistemi, altre infrastrutture, il problema del ruolo di Malpensa rimane tutto irrisolto. E allora come si può pensare che il piano industriale di Alitalia risponda a questa crisi e a questo ridimensionamento dell’aeroporto? Perché questo è il punto, cioè discutiamo del piano industriale di Alitalia, di che cosa significa sul piano dell’occupazione, della sua dislocazione, della capacità di reggere poi nel tempo la difesa dell’occupazione e facciamolo confrontare con la Malpensa possibile. Ad esempio lo spostamento, per me, di buona parte di Alitalia, da Fiumicino al Nord, è del tutto ragionevole, cosa di cui dobbiamo discutere sicuramente, a valle di un piano industriale solido e definitivo.

Ecco, allora se la questione che abbiamo sul tavolo oggi viene ripresa in collegamento con la ricaduta e la soluzione condivisa del piano industriale di Alitalia, quindi si lasciano perdere le scorciatoie dell’Alinord o quant’altro insomma,agitato per propaganda fino a ieri da Formigoni l’argomento di discussione oggi, quello vero, balza alla comprensione anche all’esterno. E si crea una rete di alleanze nel territorio. Allora bisogna puntare su due operazioni: la prima, pensare che anche il trasporto aereo è inserito in una dimensione intermodale. Non so, se il treno per Roma, ad esempio,quando funzionerà ad alta velocità e con un’ulteriore riduzione di tempi, farà concorrenza soprattutto su Linate,ma è facile prevedere un alleggerimento del carico aereo.

La seconda operazione riguarda il raggiungimento degli scali per ferrovia. Quindi mi sembra decisivo discutere su come gli aeroporti si integrano e potenziano soprattutto con il trasporto ferroviario.

E qui ho una preghiera da fare. Occorre uno sforzo per delineare un livello di risposta il più possibile condiviso attorno a punti concreti molto solidi. Non si può approfittare della crisi di Malpensa per inserire surrettiziamente il rilancio di tutte le infrastrutture viarie in progetto, che a volte non interessano se non marginalmente o per nulla. Che c’entra Brebemi con la Malpensa? Altrimenti le cause trainano gli effetti e questi, a loro volta le cause, in un circuito senza senso. C’era un uomo ad Alessandria d’Egitto che regolava l’orologio a mezzogiorno; quello  che doveva sparare a salve con il cannone, quando vedeva che aveva regolato sul mezzogiorno sparava e quello dell’orologio, quando sentiva il colpo di cannone, riposizionava l’orologio. Dopo 60 giorni si sono accorti, dato che ogni operazione richiedeva un intervallo di mezzo minuto, che sparavano all’una, perché l’uno trascinava l’altro e viceversa.

Allora, se si parla di Malpensa e della sua crisi non si può parlare di un rilancio acritico delle infrastrutture,nè della possibilità per questa via di mettere a fuoco progettiper ulteriori colate di cemento in una zona altamente antropizzata contigua al Parco del Ticino.Allora c’è un problema, io lo riassumo. La soluzione è : riflessione su tutto l’impianto degli aeroporti lombardi e, al suo interno, vocazione di Malpensa e naturalmente tenuta di Malpensa; piano industriale di Alitalia; rafforzamento della struttura portante via ferro e nessuna apertura alla terza pista e nessun imbroglio sulle questioni delle infrastrutture di collegamento.

Poi – chiudo su questo –la questione che riguarda i 12 mila lavoratori va messa al centro. Vorrei trovare già oggi l’occasione di ricordare che noi una sconfitta tremenda, che è quella dell’Alfa Romeo di Arese,  anche dopo che si era ampiamente annunciata l ’abbiamo un po’ tutti sulla coscienza perché non abbiamo avuto il coraggio di rispondere ai lavoratori dell’automobile quando loro per primi si sono voluti occupare della crisi del traffico. La Giunta in particolare, nonostante loro ci dicessero “Cambiamo prodotto”- cioè “Cambiamo prodotto” vuol dire “adottiamo una nuova politica industriale per un tipo di mobilità che non ci faccia incappare nelle code insormontabili, nell’inquinamento micidialmente insopportabile, ha fatto orecchi da mercante e li ha lasciati marcire in Cassa integrazione. E noi non li abbiamo seguiti, cioè noi all’Alfa Romeo li abbiamo lasciati lì da soli, e oggi sento dire che arriva una ditta spagnola che investe sull’ area ex Alfa per fare dei camion a biogas , in cui si può bruciare contemporaneamente gas metano e biogas. E noi sempre zitti, e noi sempre timorosi di parlare di come è cambiato il prodotto mobilità anche per ragioni ambientali e , di conseguenza, anche il mercato e l’occasione di nuova occupazione. Arrivano gli spagnoli, capite? E vengono qui, e noi non abbiamo costruito, a partire dalla Fiat, il tessuto industriale per rinnovare, fermi ai vecchi concetti dell’ auto che inquina e si mette in colonne inesorabilmente sulle nuove autostrade. Allora ai 12 mila dell’aeroporto di Malpensa non gli si può dire “State lì che noi vi facciamo tre piste, otto satelliti…”, e poi? No, a quelli di Malpensa bisogna dire: guardate che lo sviluppo di Malpensa è quello compatibile con un ambiente, con un territorio, con un sistema innovato di trasporti, intermodale, a cui voi date il vostro contributo e dentro cui voi siete coinvolti.

Se allora… io non penso che in una discussione la svolta diventi conclusiva ma se alcuni tratti di questo modo di pensare vengono recepiti siamo parte anche noi di un documento; se invece qui – come dire – ciascuno cerca di ribadire un modello di comunicazione all’esterno, che gli consenta semplicemente di risolvere i problemi, gli umori della popolazione, una volta che sono stati incautamente attivati, beh io trovo che questo non faccia parte del problema politico che abbiamo davanti e del compito dei politici in un momento così delicato.

E allora io non condividerei nessun documento.


(Seduta del 26/10/2006

Arg. n. 5 – ODG: “Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla situazione di crisi di Alitalia e le ripercussioni sull’aeroporto di Malpensa”.

Abbinato a ODG n. 0834, in data 26 ottobre 2006, a firma dei Consiglieri Boscagli, Galli, Alboni, Quadrini, Dalmasso, Concordati, Sarfatti, Adamoli, Tosi, Galperti, Benigni, Agostinelli, Monguzzi e storti, concernente il sistema aeroportuale lombardo, la crisi Alitalia e le prospettive di Malpensa

Dichiarazioni di voto).

 

 

DICHIARAZIONE VOTO MALPENSA

 

Dato che anche noi voteremo il documento e abbiamo contribuito anche alla discussione in maniera attiva, voglio svolgere qui un apprezzamento per il lavoro del Consiglio e anche per l’atteggiamento del Presidente della Giunta, e fare alcune valutazioni che danno anche il segno di come noi parteciperemo alla fase che da questo momento si apre, in modo particolare su Malpensa. Non credo che si possa estrapolare da questa soddisfacente conclusione odierna un atteggiamento da adesso in avanti scontato; anzi credo che di volta in volta dovremo verificare sui contenuti effettivi e sugli impegni presi gli eventuali scostamenti. Perché dico scostamenti? Beh io apprezzo molto il fatto che il Consiglio corregga un livello di comunicazione sulla questione Malpensa, fino ad oggi incentrata sostanzialmente sulla competizione frontale con Fiumicino e su una soluzione autarchica, che non passava invece dalla straordinaria e concreta possibilità che Malpensa può offrire al superamento della crisi Alitalia. Quindi ci siamo incanalati, mi sembra, su un contesto nuovo, sgombro di pregiudiziali inaccettabili che può vedere davvero, con le loro autonomie, presenti tutte le forze politiche che sono in Consiglio.

Dicevo questa mattina che noi dobbiamo sottolineare il fatto che siamo di fronte ad una transizione, cioè ad una riflessione su quale diventerà lo sviluppo della Lombardia, e da questo punto di vista trovo che alcune ambiguità che ci sono nel documento facciano parte dei prezzi di questa transizione. Cioè è necessario apprezzare una base comune di linguaggio nuovo, da cui ripartire  anche per differenziarsi se occorre, ma su proposte credibili e non su una propaganda umorale e demagogica fin qui sparsa a piene mani da Formigoni. Così del documento se ne possono sottolineare alcuni aspetti e se ne possono anche – se si può dir così – interpretare soprattutto alcuni accenti e novità di direzione. Ecco, io penso che questo documento, nei suoi sette punti, apre degli spazi davvero nuovi di riflessione su una mobilità che non sia obbligatoriamente a discapito della vivibilità e dei diritti che chi abita i territori più volte rivendica; cioè ci sono spazi nuovi in questo documento anche per concertare con i territori le soluzioni più vicine ai loro interessi. Ad esempio, io apprezzo che non sia stata, nel documento, richiamata nemmeno simbolicamente la TAV o quegli aspetti legati alle infrastrutture presenti con nome e cognome (BREBEMI, TEM, ecc.)che tutto sommato pesano nel rapporto tra i decisori e le popolazioni. Noi indichiamo la costruzione, mi sembra, di una soluzione per Malpensa coinvolgendo chi abita nei territori, e naturalmente ci imbarchiamo in un’operazione difficile, un’operazione – io l’ho detto questa mattina – che certamente non vedrà più la terza pista come elemento trainante, e che non vedrà più in piedi la scorciatoia di fantomatiche Compagnie del nord, quanto piuttosto una riflessione sul piano industriale di Alitalia e sull’occupazione locale conseguente.

Mi sembra quindi che incentrare questa discussione sulla specializzazione del sistema aeroportuale al Nord e su quello lombardo sia sicuramente un ottimo risultato. Io ne do atto perché non era assolutamente scontato.

Dedico qui brevissimi istanti per noi molto significativi alla sottolineatura dell’aspetto dei posti di lavoro di Malpensa. Mi sembra che, senza esserci imbarcati strumentalmente in assoluzioni o colpevolizzazioni di altri livelli decisionali noi ci stiamo responsabilizzando qui e ci facciamo carico del fatto che oggi Malpensa è oggettivamente uno dei punti di massimo sviluppo dell’occupazione in Lombardia e che la sua qualità, la sua stabilità e le sue potenzialità vanno prese sul serio e non semplicemente invece rigettate sulle spalle di altri. Quindi 12 mila posti di lavoro e più, perché l’indotto ne comporta molto di più, hanno, nel contesto di questo documento,peso e una delineazione di sbocco realisticamente nuova.Non vogliamo che per Malpensa la Giunta ripeta il disastro compiuto ad Arese e impediremo che interessi legati ai poteri forti distruggano senza speranza un grande patrimonio professionale e sociale. E qui l’ultima e, forse la più importante questione

E qui l’ultima questione. Noi apprezziamo molto il fatto che un punto specifico sia dedicato alla valutazione di impatto ambientale e alla valutazione strategica, e che si citi il parco del Ticino come parte del problema e come risorsa da valorizzare. E’ una sfida questa, però una sfida estremamente positiva e decisamente in sintonia con le novità del nostro tempo ed in rottura con l’ideologia della crescita ad ogni costo.