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Movimenti

INCONTRO-SEMINARIO DI ANALISI DEL PRESENTE E DI PROSPETTIVE SUL FUTURO. VERONA 1/2 OTTOBRE 2009

Gli interventi in audio
1 ottobre Timing (dal min. al min.)
1 Agostinelli – Apertura lavori 0-33 Rec1
2 Sachs 34-45 Rec1
3 Brambilla 0-10 Rec2
4 Ravaioli 11-27 Rec2
5 D’Andrea 1-6 Rec3
6 Landonio 6-11 Rec3
7 Ferrarese 11-19 Rec3
8 Roberto Molinari 0-7 Rec 4
9 De Riu 8-19 Rec 4
10 Vanacore 19-25 Rec 4
11 Sella 0-10 Rec 5
12 Galli 11-19 Rec 5
13 Pirotta 19-32 Rec 5
14 Squizzato 33-49 Rec 5
15 Agostinelli/Squizzato Rec 6
16 Biggeri 0-7 Rec 7
17 Pipinato 7-12
18 Molinari 12-30 Rec 7
19 Savio 0-11 Rec 8
20 Farina 13-24 Rec 8
21 Biorcio 24-43 Rec 8
22 Bigli 43-53 Rec 8
23 Brunato 53-110 Rec 8
24 Viale
0-13
Rec 9
25 Serafini 14-29 Rec 9
26 Mancini 29-43 Rec 9
27 Calvo 44-53 Rec 9
28 Cacciari 54-115 Rec 9
29 Vulcano 116-123 Rec 9
30 Pirovano 124-131 Rec 9
31 Fattori 0-13 Rec 10
32 Tamino 13-30 Rec 10
33 Int.finale Agostinelli 31-44 Rec 10
2 ottobre Timing (dal min. al min.)
34 Agostinelli 0-34 Rec 12
35 Sai 0-10 Rec 13
36 Rinaldini 11-23 Rec 13
37 De Riu 23-36 Rec 13
38 Prini 0-17 Rec 14
39 Ravaioli 18-28 Rec 14
40 Ferraresi 28-39 Rec 14
41 Mattioli 5-20 Rec 15
42 Cordibella 20-31 Rec 15
43 Savio 33-37 Rec 15
44 Prini 38-48 Rec 15
45 Galli 48-53 Rec 15
46 Ferraresi 53-58 Rec 15
47 Agostinelli – Intervento conclusivo 59-129 Rec 15

NOTA FINALE PREPARAZIONE SEMINARIO 1 – 2 OTTOBRE A VERONA

Innanzitutto grazie per la disponibilità personale mantenuta per una buona riuscita dell’incontro. Ad esso è assicurata la partecipazione pressoché invariata degli invitati di Giugno, tenendo conto che le pochissime defezioni sono dovute al sopravvenire di impegni irrinunciabili. Peraltro, alcuni suggerimenti e successivi contatti hanno alla fine esteso il coinvolgimento a esperienze e contributi non inizialmente previsti, ma egualmente significativi. Alla fine supereremo le 50 persone, tenendo conto anche degli organizzatori.

In coda a questa nota viene fornito l’elenco delle presenze confermate a cui si devono aggiungere i promotori e il personale di supporto e segreteria.

1) Aspetti logistici

Come anticipato, il seminario si terrà Giovedì 1 e Venerdì 2 Ottobre presso una sede logistica (sale conferenza, cibo, pernottamento) di facile accesso con qualunque mezzo di locomozione. La struttura è messa a disposizione con generosità dai Comboniani al prezzo indicativo di 90 euro complessivi sui due giorni. Si tratta della Fondazione CUM di via Bacillieri 1A a Verona (per indirizzo e modalità di raggiungimento v. http://www.fondazionecum.it/it/chisiamo.php ).

Gli orari sono molto rigorosi: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 per il primo giorno.

Dalle 9 alle 16 per il secondo giorno. Il pernottamento, i pranzi, la colazione e la cena sono in loco e una opportuna ulteriore conferma da parte vostra a questa mail vale come conferma di prenotazione (anche se chi ha già assicurato per telefono è di fatto stato comunicato come “iscritto”). Sono a disposizione sale e strutture che consentono modalità di riunione molto interattive, nello spirito di un incontro non strutturato per relazioni, ma affidato allo scambio paritario e allo sforzo di “facilitatori” per ottenere sintesi condivise e valorizzare, per quanto possibile, tratti e conclusioni comuni.

2) Obiettivi, procedure di discussione e prime indicazioni di contenuti

Partiamo dall’ovvia constatazione della angosciosa fase culturale-politico-economico-sociale che ci si para dinanzi e dalla consapevolezza che l’affermazione dei metodi e delle concezioni di Berlusconi e della destra retriva stia dentro un processo che fa tutt’uno con la progressiva scomparsa di quelli che erano il senso e la visione del patto sociale promosso dalla Costituzione. Sono in via di esaurimento le tradizioni comuniste e socialdemocratiche e le forze di sinistra che ne ereditano valori e principi sono incapaci da sole della ricostruzione di un tessuto popolare, mentre si ostinano senza rinnovarsi a volerne requisire la rappresentanza. Conta anche che non si sia data “sepoltura cristiana” al PCI il cui fantasma e il vuoto lasciato e mai colmato pesano non poco nella memoria, nel sentimento generale e nella vicenda attuale. Abbiamo a disposizione un “latino” per raccontare quel che eravamo, ma non abbiamo un vocabolario, un linguaggio comunicativo per descrivere quel che siamo diventati o che vorremmo diventare. Abbiamo sperato che il movimento di fine millennio si desse un vocabolario, che però è ancora lontano, almeno da dove viviamo. Siamo quindi presi da un malessere, che non riesce nemmeno ad apprezzare tutto quanto di innovativo sta nonostante tutto crescendo e che per ragioni anagrafiche o perché non siamo in grado di riconoscere – se ci sono – avanguardie fuori di noi, ci rende poco credibili nell’azione. Non possiamo rimanere solo alla pratica della convivenza elettiva e della sopravvivenza: l’incontro di Verona dovrebbe convincerci ad uscire da quelle che nella precedente nota ho definito “le nostre catacombe”.

E’ importante partire dal bisogno di ascoltare e di ascoltarci, di trasformare i monologhi in dialoghi e dall’esigenza di uno scambio produttivo tra sforzi spesso separati, frequentemente innovativi e di provato successo in luoghi tuttavia circoscritti e raramente comunicanti, con ricadute soltanto di nicchia, mentre l’attenzione popolare sembra rivolta altrove. Anche quando le esperienze riguardano tradizioni di massa, come nel caso del sindacato, ravvisiamo isolamenti e grandi fatiche e resistenze allo scambio e alla contaminazione. E’ venuto a mancare e forse va ricostruito a partire dai territori e dalle esperienze locali uno spazio pubblico da cui ripartire come luogo del conflitto e delle diversità.

Data la disponibilità delle persone qui convenute, tutte autorevolmente impegnate nell’avvio di “cantieri” e nella formulazione di “pensieri” portatori di novità e speranza, ma spesso incapaci di raggiungere il livello critico dell’innesco di una reazione a catena che converga in una narrazione comune, possiamo proporci di superare percorsi separati e poco visibili e perciò inadeguati, occorre dirlo, per venire alla luce da soli.

Le presenze annunciate non esauriscono certo il quadro di novità che sta venendo alla luce: anzi! la esiguità della presenza femminile e di giovani costituiscono una debolezza strutturale del seminario. Tuttavia un incontro “strutturalmente” analitico può rimettere in circolo culture, memorie e fini pratici che magari hanno smesso di essere popolari, ma che invece hanno solo bisogno di ripensarsi e di misurarsi con la mancanza di visione e di futuro degli attuali vincitori. Sono sicuro che il solo fatto di andare ad un bilancio dei successi e degli insuccessi dentro e fuori di noi costituisce un atto di ricongiungimento con la realtà e, quindi, di responsabilità politica.

Di conseguenza, cercare una narrazione comune del presente e operare una scelta drastica di priorità per l’azione rivolta al cambiamento futuro è una ambizione di cui questo incontro costituisce una prima tappa. Per stabilire quali siano i punti per la ricostruzione di un “critico collettivo” con cui rivolgerci non “alla gente”, ma almeno alla nostra gente, a un nostro popolo che non si materializza se non per nicchie e caratteristiche anagrafiche preoccupanti, dovremmo mettere a fuoco la “topografia” dei luoghi dove nascono buone pratiche e viene abbozzata una narrazione alternativa e condivisa; verificare il “catalogo” delle fratture, dei cleavages, che contraddistinguono un’epoca in cui le trasformazioni sono più profonde delle nostre radici; ragionare sul “superamento” delle forme di rappresentanza tradizionali per offrire sbocchi democratici e non violenti ai nuovi conflitti.

Proveremmo così a cogliere i punti salienti di ogni approccio e a metterli in relazione dialetticamente, cercando di adottare uno schema comune, senza imporre il proprio e, se possibile, aprendoci all’inedito.

Insomma, l’impresa dovrebbe essere quella di dar vita ad un “attrattore” sostenuto da una narrazione alternativa e di ripristinare al posto della paura una sfera pubblica in cui produrre conflitto, confronto, partecipazione. Con l’auspicio di contribuire a un pensiero nuovo, ad un salto di paradigma che informi di sé il secondo decennio del 2000.

In un giro di consultazione con alcuni di voi, ho potuto concludere che tutto quanto scritto fin qui rappresenta un sentire prevalente e che la forma con cui avviare il seminario – e che è in parte anticipata da queste note che saranno integrate da una mia brevissima introduzione il giorno 1 Ottobre – non è quella di un documento organico, magari da stravolgere e massacrare nella discussione, ma di un “incanalamento” del confronto su punti circoscritti. Temi, in fondo, che costituiscono la gerarchia delle priorità, oggetto di dissenso oltre che di consenso, non portati ancora a sintesi o a denominatore comune e nemmeno inquadrabili a priori in una unica strategia, se non in quella ancora vaga che evoca “un mondo diverso e possibile”. Alla fine della prima giornata potremmo delineare qualcosa di simile ad una bozza di documento per punti, da discutere in dettaglio e definitivamente nella seconda giornata.

Un punto di partenza orientativo, quindi, da cui avanzare insieme senza indulgere a specialismi non comunicanti tra di loro o trincerarsi dietro affermazioni viziate da pregiudizi. Con la consapevolezza che l’esito e l’apprendimento più fruttuoso dovranno passare non solo dai nostri incontri, ma da un processo di partecipazione sociale ovunque siamo collocati.

Provo qui di seguito a fornire le otto/dieci parole chiave e in più gruppi di antinomie o coppie (a voi stabilire se si tratta delle une o delle altre) attorno cui concentrare il nostro sforzo finalizzato nelle due giornate a licenziare, come risultato finale, una serie di affermazioni-proposte condivise, su cui ciascuno dei partecipanti, ovunque si trovi ad operare, a tessere relazioni, a gestire conflitti e a promuovere partecipazione, si senta vincolato a spendersi senza risparmio di energia, in base ad una “tavola” programmatica e di valori comuni orientata però a fini pratici.

Non possiamo che partire dai fondamenti della Costituzione: democrazia, lavoro, diritti della donna e dell’uomo, giustizia sociale, pari dignità. Ma come si inverano qui ed ora, quando la questione addirittura della sopravvivenza della specie umana, dell’avanzamento della civiltà, della pari opportunità nella comunicazione e nell’accesso all’informazione sembrano stravolgere il contesto dei processi della democrazia e della giustizia sociale? Servono allora altre parole, si formano nuove antinomie, si consolidano coppie di valori o principi finora sconosciute? Proviamo a fornire un elenco asciutto e senza commenti su cui lavorare, sapendo che il materiale raccolto e distribuito al seminario e l’esperienza di ciascuno dei partecipanti è in grado di precisare e allargare il quadro.

  • Sopravvivenza
  • Lavoro (autodeterminazione, democrazia e valore)
  • Clima
  • Consumo del suolo
  • Precarizzazione
  • Territorio (autogoverno, chiusura dei cicli naturali)
  • Decrescita e sostenibilità
  • Stili di vita; acqua, cibo, energia
  • Controllo dell’economia e fini dello sviluppo
  • Beni comuni
  • Informazione e conoscenza
  • Conflitto / rinascita spazio pubblico; Cittadino / clandestino; Vita / economia; Condizioni di vita / macroeconomia; Consumo / esclusione; Autarchia / autogoverno; Meticciato / paura; Orario di vita e lavoro / riappropriazione del tempo
  • Globale / locale; Flussi / luoghi; Sole / atomo; Geopolitica / biosfera; Crescita malata / mal sviluppo; Territorio / reti corte; Sufficienza / esclusione; Riciclo / chilometro zero.
  • Pace / disarmo; Solidarietà / competizione; Stato / mercato; Divario tra finanza e economia reale;
  • Produzione / rigenerazione.
  • Reti / centralismo; Basso / alto; Destra / sinistra; Democrazia / immaginario collettivo; comunicazione / informazione e conoscenza.

3) Prospettive

La proposta è per ora, ovviamente, minimale: far funzionare nella pratica una tavola di scambio che porti ad individuare il nucleo di questioni attorno cui impegnarci e lo schema di valori da cui ripartire con la potente ambizione di guardare in avanti riunificando, proprio quando rivolgere lo sguardo solo all’indietro porta invece a frammentazioni senza scampo. Per ora un “una tantum” che, se si rivelasse, come spero, utile, avvierebbe un percorso comune e una contaminazione anche dal punto di vista organizzativo (con il possibile varo di tutti gli strumenti leggeri di relazione, come un sito, una mailing list, uno scambio di documentazione da attivare da subito e a cui hanno assicurato di partecipare anche quanti per impegni sopravvenuti sono stati impossibilitati a venire a Verona, ma hanno contribuito con loro osservazioni a queste note; fino a pensare a qualcosa di più strutturato, se ce ne fossero le condizioni – un contributo a una fondazione politico culturale, una fonte di organizzazione di conoscenza e di disponibilità pratica per le esperienze territoriali, la nascita di un soggetto politico non elettorale…etc.).

Vorrei con decisione rassicurare di voler tenere fuori dal nostro orizzonte qualsiasi ricaduta automatica in politica, anche se occorrerà chiedersi come mai una politica in crisi continui pur tuttavia ad essere la gabbia di ferro che definisce il campo in cui le migliori energie vengono soffocate.

Scusate per la farraginosità, le imprecisioni e la tortuosità di queste note, ma ho a mia parziale scusante la scarsità di tempo per affinarle. Un tempo che, nel mio caso, viene sacrificato all’agenda che la destra lombarda impone, tra volgarità e arroganze, ad una opposizione istituzionale tanto volonterosa quanto inefficace. Un tempo che sarei felice di recuperare in una prospettiva comune.

Un’ultima richiesta: sarebbe utile che portaste con voi la documentazione (anche in forma di files che si possono duplicare o proiettare nelle sale messe a disposizione) o le indicazioni bibliografiche o web che si ritengono utili da scambiare o riprodurre nel corso del seminario o negli eventuali atti e passaggi successivi.

Vi aspetto alle ore 9.30 dell’1 Ottobre a Verona per il caffè offerto dalla Fondazione che ci ospita.

Mario Agostinelli

N:B. Le persone che hanno assicurato di partecipare, oltre gli organizzatori, sono:

Becarelli Rossana, Biggeri Ugo, Bigli Enrico, Biorcio Roberto, Brambilla Roberto, Brambilla Bruna, Brunato Ivana, Cacciari Paolo, Calvo Romano, Crugnola Valerio, Clark Lisa, D’Andrea Dimitri, Demichelis Lelio, Deriu Marco, Di Stefano Andrea, Domenichini Dalma, Donaggio Enrico, Farina Daniele, Fattori Tommaso, Ferraresi Giorgio, Finiguerra Domenico, Fumagalli Andrea, Galli Giorgio, Giulietti Giuseppe, Landonio Pino, Lonati Valeria, Lucchesi Paolo, Magnaghi Alberto, Mancini Oscar, Marcon Giulio, Mattioli Gianni, Meregalli Roberto, Mezzanzanica Claudio, Molinari Emilio, Patti Emanuele, Pini Auretta, Pipinato Franco, Pirotta Nicoletta, Pirovano Anita, Pizzo Anna, Polo Gabriele, Portanova Mario, Prini Gianfranco, Ravaioli Carla, Rinaldini Tiziano, Russo Franco, Sachs Wolfgang, Sai Mario, Salzano Eddy, Savio Roberto, Sella Adriano, Serafini Massimo, Siniscalchi Sabina, Squizzato Gilberto, Sullo Gigi, Tamino Gianni, Vanacore Pino, Viale Guido, Vulcano Manuel.